Lui, finalmente, parla. Lei probabilmente non lo farà. Nemmeno domani, davanti al giudice che dovrà esprimersi sugli arresti domiciliari. Il paese chiede silenzio, ma Traversetolo continua ad interrogarsi su come una giovane figlia di queste colline possa aver ucciso i suoi figli appena partoriti, nascondendoli in giardino, come bambole vecchie.
Samuel G. è un 21enne che fino ad agosto viveva con spensieratezza. Un giorno di mezza estate, con un test del Dna, si è ritrovato padre. Altre due settimane ed ha scoperto che i figli «eliminati» dalla ragazza che amava erano due. All'inizio ha affidato il suo dolore a mamma Sonia, la nonna mancata che ha avuto una parola per tutti, taccuini, tv e telecamere. Ora però Samuel parla, insieme al suo avvocato Monica Moschioni. «Con chi ho trascorso la mia gioventù? Mi domando chi fosse Chiara veramente. Sono frastornato, vorrei silenzio, vorrei capire, ma vorrei fare anche qualcosa per quei figli che non conoscerò mai». Samuel e Chiara: compagni d'asilo, fidanzatini poi, da 4 anni coppia più o meno fissa. Ora fanno rabbrividire i video su You tube in cui la giovane, insieme ad una amica, lanciava una di quelle sfide sciocchine come tante amenità social: «Chi è più sottona (incline a cedere ad una passione per i non millennial), chi ha il sedere più grande». E poi: «Chi ha più probabilità di finire arrestata o di restare incinta». Beh, Chiara purtroppo quella challenge l'ha amaramente vinta. Lei studia, prima legge, ora scienza dell'Educazione e fa mille lavoretti come baby sitter e commessa; lui già lavora con il padre. Lui va e viene da casa sua dove la taverna della bifamiliare gialla di Vignale gialla è un po' il loro rifugio e ora anche cimitero per quei figli partoriti nel silenzio. «Vorrei dare un nome ai miei figli» ha spiegato Samuel per voce del su legale. Eppure la burocrazia si annida anche nel dolore più grande: «Dopo il test del dna non abbiamo ancora un documento ufficiale che definisca che Samuel è il padre dei due bambini». La Procura ha ancora molti fronti aperti: dai farmaci che Chiara avrebbe potuto usare per indurre il parto, a chi potrebbe averli acquistati, agli esami sul secondo corpicino per chiarire se sia nato vivo o morto. Anche i genitori di Chiara restano indagati. Però c'è un padre negato che «si sente in un film dell'orrore». Protagonista e al contempo messo ai margini da quella che poteva essere l'avventura più grande.
Moschioni lo scandisce: «Samuel in questa storia è una parte offesa. Appena le procedure lo permetteranno vorrei riconoscere i miei bambini, dare loro un nome». Anche il Comune vorrebbe organizzare una fiaccolata e poi funerali.
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