La notizia era nell'aria da una settimana. Ma aveva raccolto finora solo sorrisetti di degnazione e sopracciglia inarcate, nel generale senso dell'incredulità. E invece. Invece la Corea del Nord e quella del Sud - è ufficiale - hanno deciso ieri di sfilare insieme, sotto una sola bandiera, alla cerimonia di inaugurazione delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang, il 9 febbraio prossimo.
Piacerebbe scrivere che l'incubo nucleare nord coreano, le tensioni nel Pacifico e il braccio di ferro con Donald Trump a chi ce l'ha «più grosso», nel senso del bottone nucleare, sono dunque svaporati come d'incanto. E che la pace fra le due Coree è dietro l'angolo. E che tutto ciò è stato spazzato via dalla insospettata passione per lo Sport del Grande Sedentario, alias Kim Jong-un. Piacerebbe. Ma poiché la prudenza ci ha insegnato a non sottovalutare le mattane del dittatore coreano, e la sua passione petardistica, converrà limitarsi a registrare le notizie.
La seconda buona notizia è che le due Coree schiereranno una sola squadra nel torneo di hockey femminile. Mentre quelli del Nord si sono proposti di inviare al di là del valico di Panmunjom (lì venne firmata la tregua tra le due Coree, alla fine della guerra, nel 1953) un cospicuo gruppo di tifosi come parte di una rappresentanza formata da 550 membri. E siccome l'euforia, nella terra dei missili, non sembra placarsi, ecco pronta anche una squadra di cheerleader sgambettanti in una coreografia da Mondovisione che rischia di essere memorabile (vista anche l'attitudine di quelle genti a muoversi, nonché a pensare, all'unisono).
La Storia passa forse davvero per queste Olimpiadi, cui Pyongyang manderà anche 30 atleti di taekwondo e 150 atleti paralimpici. Il tutto sulle note di un'orchestra nordcoreana composta da 140 musicisti già accreditati da giorni.
I notiziari della sera delle tv di Pyongyang e di Seul ridondano di servizi e notizie sulla Notizia del giorno, mentre nel nord e nel sud è una fioritura, un'esplosione di manifesti all'insegna della distensione che riproducono i volti di Kim Jong-un e del leader sud coreano Moon Jae-in.
L'incontro tra l'organizzazione dei Giochi e una delegazione delle due Coree è previsto per dopodomani, sabato, a Losanna. Lì si metteranno a punto ufficialmente le questioni relative a inno, bandiera, cerimoniale e divise. Nonché la partecipazione ai Giochi di funzionari e atleti del Nord, visto che sotto il profilo formale i termini per le iscrizioni sarebbero già scaduti.
Tutti contenti, dunque. Tranne la signora Sarah Murray, l'allenatrice della squadra di hockey femminile della Corea del Sud, contraria alla fusione tra le due rappresentanze. Niente di politico, per carità. Solo una questione di «chimica». Proprio così. «Non voglio mettere a rischio la chimica della squadra - ha detto - e rinunciare ad alcune colonne del team» per far posto alle ragazze del Nord. A suo modo di vedere, infatti, il livello tecnico della compagine da lei allenata si abbasserebbe. «Le nostre giocatrici meritano di andare alle Olimpiadi.
Il talento delle ragazze del Nord non è sufficiente per fare la differenza». Non vede, la miope signora Murray, che le ragazze del Nord e del Sud sono iscritte stavolta a una Gara più grande, il cui premio è incommensurabilmente più importante di una medaglia d'oro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.