Sbarchi, prove d'intesa sulla stretta

Cabina di regia: Piantedosi e Lega per la linea dura, Fi e FdI cauti. Il caso protezione

Sbarchi, prove d'intesa sulla stretta

La cabina di regia di quest'oggi a Palazzo Chigi è già un rebus. Fonti di Palazzo Chigi interpellate da Il Giornale smentiscono che i temi dell'immigrazione siano al centro dell'incontro a cui dovrebbero partecipare - oltre al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell'Interno - anche il titolare dei Trasporti, Matteo Salvini, alla Difesa, Guido Crosetto, e degli Esteri, Antonio Tajani. Fonti del ministero confermano non solo l'argomento, ma anche i temi su cui il ministro Matteo Piantedosi (nel tondo) articolerà il confronto. La moltiplicazione dei Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri), l'uniformazione delle regole dell'accoglienza alle più rigide prassi europee, l'accelerazione delle procedure di identificazione e la moltiplicazione dei rimpatri assistiti e forzati sono i temi cardinali che il titolare del Viminale affronterà con la premier e gli altri ministri.

Il tema più complesso, capace di far emergere divergenze tra le forze di maggioranza, riguarda la «protezione speciale». L'istituto giuridico a cui fanno ricorso le Commissioni territoriali per concedere il permesso di soggiorno a chi non ha diritto né all'asilo, né alla protezione sussidiaria è al centro del dibattito. Ministro e Lega, ritengono che la «protezione speciale» sia diventata una sorta di succedaneo della cosiddetta protezione umanitaria abolita a suo tempo da Matteo Salvini. E a dimostrarlo contribuirebbero le cifre. Nel 2022 a fronte di 52.625 richieste di protezione internazionale e 27.385 dinieghi la «protezione speciale» è stata concessa al 21% dei richiedenti (10.865 casi), lo status di rifugiato al 12% (6.161), la protezione sussidiaria al 13% (6.770). L'ampliamento dei parametri normativi introdotti nel 2020 dal ministro Lamorgese avrebbe insomma resuscitato la protezione umanitaria e trasformato quella speciale nell'istituto più usato per garantire l'accoglienza. Questo crea forbice con gli altri paesi europei dove i migranti, oltre ad affrontare criteri valutativi più rigidi, possono contare solo su asilo o protezione sussidiaria. Ma maggior rigidità significa anche moltiplicare i numeri degli irregolari destinati, in base al trattato di Dublino, a non muoversi dal nostro paese. Questo crea una sostanziale difformità tra la posizione di ministro dell'Interno e della Lega da una parte e quella di FdI e Forza Italia dall'altra, a modifiche che finirebbero col moltiplicare gli irregolari difficili da rimpatriare e da gestire. Dunque la protezione speciale richiederà inevitabilmente il raggiungimento di un compromesso con l'obbiettivo comunque di ridimensionarne l'applicazione.

Un altro tema centrale per Piantedosi è la moltiplicazione dei Cpr. Il ministro insiste sulla necessità di aprirne uno, o anche più, per regione raddoppiando la portata dei dieci centri attualmente presenti sul territorio. Questo dal punto di vista del ministro permetterà un maggiore controllo dei soggetti problematici che spesso si sottraggono ai controlli evitando così le procedure di rimpatrio ed espulsione. Ma sul tema rimpatri sarà anche fondamentale la velocizzazione delle procedure ampliando gli accordi già esistenti con paesi come Egitto, Tunisia, Marocco e Nigeria con cui già esistono intese stabili.

La rapidità, nell'ottica Piantedosi, è fondamentale soprattutto per garantire una giusta accoglienza a chi ha diritto all'asilo o chi arriva in base al decreto flussi. Dunque per difendere il diritto dei migranti regolari diventa prioritario, garantire una veloce identificazione e un rapido riconoscimento del permesso di soggiorno.

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