Scaricabarile del governo: tutte le grane alle Regioni

Conte lascia le responsabilità ai governatori. De Luca non ci sta: "La Campania resta chiusa"

Scaricabarile del governo: tutte le grane alle Regioni

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte fa come Ponzio Pilato e se ne lava le mani sulle riaperture. Il governo non vuole assumersi la responsabilità (scaricandola sulle Regioni) di un eventuale ritorno dell'epidemia nella fase due. Il premier va in conferenza stampa (sabato sera) e annuncia la riapertura da lunedì 18 maggio. Ma è un bluff: l'accordo con i governatori non c'è. Anzi, in una lunga riunione notturna, tra Conte, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e i presidenti delle Regioni, si accentua lo scontro. Il punto di contesa è sulle linee guida (per le riaperture) da inserire (o allegare) al Dpcm di Conte. Non è uno scontro politico: il fronte si allarga ai presidenti Pd. Vincenzo De Luca, governatore della Campania, non firma l'intesa governo-Regioni e rinvia la ripresa delle attività. E il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni lo apostrofa su Facebook: «Puffo brontolone».

Dove si inceppa la trattativa? Il Dpcm non contiene il protocollo unitario sulle linee guida per le riaperture approvato dalla conferenza Stato-Regioni. È un colpo basso del governo. L'obiettivo è scaricare in capo alle Regioni le colpe di un'eventuale risalita dei contagiati. C'è un altro passaggio del decreto che va nella stessa direzione: la necessità da parte di ogni Regione di operare un accertamento preventivo sulle condizioni epidemiologiche prima di dare il via libera alle riaperture. Le Regioni chiedono che l'accertamento venga svolto dal Ministero della Salute. L'intesa salta sul comma 14 dell'art.1 del DL (concordato venerdì e sparito sabato): «Le attività economiche, produttive e sociali devono svolgersi nel rispetto dei contenuti di protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in ambiti analoghi, adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali. In assenza di quelli regionali trovano applicazione i protocolli o le linee guida adottati a livello nazionale». In sintesi, l'accordo iniziale (poi modificato da Conte) prevedeva che il Dpcm avesse in allegato sia i protocolli/linee guida uniche di tutte le Regioni che quelli nazionali. Ma il decreto (versione di sabato) arriva sul tavolo dei governatori senza allegati.

La storia si ripete: nella bozza spedita alle Regioni alle 17 di ieri non ci sono gli allegati. Dopo un lungo braccio di ferro tra governo e Regioni, nella versione definitiva del decreto, spuntano gli allegati della discordia. La governatrice della Calabria, Jole Santelli, centra il problema: «Ci eravamo lasciati giorni fa con il presidente Conte con un'indicazione per cui le Regioni avrebbero dovuto inviare delle linee guida e chiedere delle riaperture al governo, linee guida che abbiamo mandato», dice a TgSky24. La confusione regna. Giovanni Toti, presidente della Liguria, rompe il fronte: «Da domani cambia il mondo, riapriranno i ristoranti, i parrucchieri, i bar, si potrà andare dagli amici, nelle seconde case, si potrà muoversi senza autocertificazione». Firma anche il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: «la Fase 2 parte». Il presidente De Luca (in collegamento da Lucia Annunzia) si smarca: «Siamo a domenica pomeriggio e ancora non c'è il testo ufficiale del Dpcm per le riaperture di lunedì mattina». De Luca non firma l'intesa con il governo e annuncia che oggi la Campania non riapre. Il governatore del Molise Donato Toma segue la linea della Campania. Le Regioni premono sul governo per tutta la giornata. «L'ordinanza della Regione Lombardia è pronta. Manca solo la mia firma che sarà messa appena ricevuto il Dpcm di Conte», spiega il presidente Attilio Fontana. Analogo, nel corso del pomeriggio, è l'intervento di Luca Zaia: «Vi dico che l'ordinanza l'ho scritta, manca solo la mia firma. Aspetto solo, in via prudenziale, siccome abbiamo a che fare con Roma, e ci sono sempre sorprese, di vedere il testo».

In attesa di Roma anche il presidente della Sicilia, Nello Musumeci: «La mia ordinanza è comunque pronta per la firma ed estende il più possibile l'esercizio delle attività. Per evitare spiacevoli sorprese (fidarsi è bene ma...) aspettiamo comunque di confrontarci con le disposizioni nazionali, che dovrebbero arrivare». Condizionale è d'obbligo: Roma (Conte) regala sempre sorprese.

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