Mani giunte, sedie distanziate e mascherine indossate. Silenzio. È però una calma apparente quella che ieri ha Parigi ha visto Emmanuel Macron, con i predecessori François Hollande e Nicolas Sarkozy, onorare le vittime del terrorismo che ha colpito l'Europa dall'11 marzo 2004. Quella tremenda esplosione ad Atocha, tre bombe nella metropolitana di Madrid e 192 morti, inaugurò la scia di sangue e destabilizzazione marcata al Qaida e poi Isis, da cui la Francia fatica a liberarsi.
In pochi metri, ieri tre presidenti. Poche anche le parole: quelle di Chloé Bertolus, chirurgo che ha curato i superstiti degli attentati. La donna legge un estratto del libro «La Traversata», testimonianza del cronista Philippe Lançon gravemente ferito nell'attacco a Charlie Hebdo del 7 gennaio del 2015, in rue Nicolas Appert, cuore di Parigi. Sotto la sede del giornale c'è ancora un piccolo memoriale; meta di vandali, più che di pellegrinaggi. Fu danneggiato 4 volte in due settimane a neppure un mese dal blitz dei soldati dell'Isis.
Ecco perché, in occasione della «Giornata nazionale» delle vittime del terrore, il capo dello Stato ha svelato ieri il suo progetto-faro: un monumento che ripercorrerà l'evoluzione del terrorismo negli ultimi cinquant'anni e la sua internazionalizzazione. Macron lo definisce «un atto di resistenza»: un museo commemorativo a Parigi per le vittime con oggetti personali (scarpe da ginnastica, telefoni, auto crivellate di colpi) e sentenze dei giudicati colpevoli.
Modello è il World Trade Center Memorial. «Ce ne sono solo 4 al mondo, di cui uno a New York creato dopo l'11 settembre», spiega lo storico Henry Rousso, responsabile del progetto. Prima pietra l'11 marzo 2022, durante la presidenza francese dell'Ue e poche settimane prima delle presidenziali, dove Macron punta alla riconferma bipartisan. Sfida difficile: stando ai sondaggi, ha poco più del 50% di possibilità contro Marine Le Pen.
Prima di visitare il tipografo preso in ostaggio dai fratelli Kouachi (responsabili della strage a «Charlie»), ieri il capo dello Stato ha pure lasciato una corona di fiori sulla «Parole portée»: la statua di una donna decapitata, omaggio alle vittime «di tutti gli attentati». Compresi quelli finiti nel nulla: 33 sventati oltralpe dal 2017. Il rischio è infatti che si cominci a parlare di vittime di Serie A, B e C; dimenticando quei plot che non hanno causato stragi. Di qui la decisione di Macron: «La Francia avrà il suo monumento alle vittime, affinché i loro volti e i loro nomi non vengano mai cancellati». Sarà aperto al pubblico nel 2027. Board presieduto dal procuratore François Molins, e dentro pure il rettore della moschea di Parigi Chems-Eddine Hafiz, un rappresentante di «Charlie» e François Baroin (presidente dell'Associazione dei sindaci).
Niente discorso solenne ieri agli Invalides. Macron scommette sull'empatia del silenzio. E su occhi puntati alla crescente diffusione dell'Isis nei Balcani e nel Maghreb: «Lo Stato islamico si sta ricostituendo e minaccia anche l'Europa», ammonisce il coordinatore nazionale dell'intelligence antiterrorismo Laurent Nuñez. Dal 2012-2013 circa 1.500 jihadisti francesi (o residenti in Francia) sono partiti per la zona iracheno-siriana. Molti sono morti, altri arrestati. «Ma almeno 160 sono ancora attivi, rischi altissimi».
Per giunta, parte dei quasi 500 condannati Oltralpe usciranno a breve: un centinaio scarcerati nel 2020, 58 nel 2021. La polizia lancia pure un altro allarme, logistico: «Abbiamo pochi braccialetti elettronici». Ma ben venga il museo.
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