Schlein: "Caso gravissimo". Conte blocca le primarie

Il grillino stoppa il voto di domenica: "Non ci sono più le condizioni". Il Pd: "Incomprensibile". Campo largo spaccato anche alle Comunali

Schlein: "Caso gravissimo". Conte blocca le primarie
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La bomba è esplosa. Conte e i giudici fanno saltare in aria il Pd di Elly Schlein. Il capo dei Cinque stelle, dopo l'ultima inchiesta che ha coinvolto esponenti della giunta dem del governatore Michele Emiliano, blocca le primarie, in programma domenica, per la scelta del candidato sindaco del campo largo a Bari nel dopo Decaro: «Non ci sono più le condizioni per svolgere seriamente le primarie» - annuncia Conte nella conferenza stampa convocata a Bari prima di un comizio elettorale assieme al suo candidato Laforgia. Patatrac.

Dal Nazareno trapela tutta l'irritazione: «La scelta di Conte è incomprensibile, se il M5s pensa di vincere da solo contro la destra, proceda pure. Ma abbia rispetto per la città di Bari, per gli elettori di centrosinistra e non pensi di dare lezioni di moralità a nessuno» - ribattono fonti dem. La rissa è servita. La mossa del leader grillino piomba a freddo, dopo la seconda inchiesta che colpisce al cuore la classe dirigente del Pd pugliese. Dentro ci finiscono l'assessore regionale dem Anita Maurodinoia (indagata) e il marito Sandro Cataldo, messo agli arresti domiciliari. Sotto i riflettori della magistratura c'è quel pezzo di Pd da cui proviene Francesco Boccia, capogruppo dei senatori dem e braccio destro di Elly Schlein. La Puglia diventa il tallone d'Achille della segretaria, attesa oggi a Bari per un incontro elettorale, insieme a Decaro ed Emiliano, in sostegno del pupillo Vito Leccese, rimasto ora da solo in campo alle primarie. La visita della segretaria è in forse. Scappa dal pantano pugliese? Schlein vuole tenersi alla larga dalla foto finale con Decaro ed Emiliano. Nel tardo pomeriggio, Schlein aveva provato a prendere il toro per le corna: «Non accettiamo voti sporchi. Non tolleriamo voti comprati. Chi pensa che la politica sia un taxi per assecondare ambizioni personali senza farsi alcuno scrupolo non può trovare alcuno spazio nel partito che stiamo ricostruendo, qui deve trovare porte chiuse e sigillate. C'è qualcosa che viene prima del consenso ed è il buon senso. Ci siamo presi l'impegno a cambiare il Pd e stiamo lavorando a testa bassa ogni giorno per costruire un'alternativa a questa destra. Su questa linea e sulla legalità non indietreggeremo di un millimetro»- commentava la leader. Costretta però, dopo pochi minuti, a incassare il pugno di Conte: «Per M5S l'obiettivo della legalità e della trasparenza, del contrasto a ogni forma di corruzione è una premessa indispensabile per dare un contributo politico. Se non c'è questa premessa, noi non ci siamo»- tuona l'avvocato del popolo. Parole che scavalcano i confini baresi e rimettono in discussione l'alleanza nazionale. Prima del colpo finale di Conte, la giornata faceva registrare il valzer di dichiarazioni. Il sindaco di Bari Decaro commenta l'inchiesta: «E una cosa che non mi sorprende». Mentre Emiliano è netto: «Se qualcuno ha sbagliato, paghi». Si inserisce l'ex avvelenato Matteo Renzi: «Mantengo il mio garantismo. Per me vale la politica, non il giustizialismo. E non ho avuto bisogno di una inchiesta per dire che il sistema di Michele Emiliano per me è l'esatto contrario della buona politica».

Mentre l'alleato Nicola Fratoianni con l'HuffPost si lascia andare: «È un puttanaio». Fine.

In serata interviene anche il fondatore d'Italia viva ed ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. «Conte è una banderuola. Lascia le primarie ma non lascia la poltrona».

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