La sinistra vuole piazzare la bandiera rossa-verde sulla Festa della Repubblica. E nel Pd scoppia un nuovo «caso Tarquinio» . Le donne dem insorgono dopo che l'ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, candidato alle Europee con il Pd, in un'intervista a Repubblica ribadisce: «L'aborto non è un diritto». Laura Boldrini prende le distanze. Parole che fanno infuriare le femministe. La novità di giornata è però un'altra. La segretaria del Pd Elly Schlein (nel tondo), in un'assemblea annuncia: «Il 2 giugno faremo una grande manifestazione a difesa dell'Italia e dell'Europa, contro il premierato e l'Autonomia, perché siamo contro la disintegrazione dell'Italia e dell'Europa. Dobbiamo fare uscire forte la nostra voce. E poi arringa la platea con toni ancor più rozzi: «In aula metterete la vostra voce e i vostri corpi per fermare questo scempio». Il disegno di Boccia, Orlando e Schlein è chiaro: trasformare il 2 giugno in un 25 aprile bis. Con un obiettivo secco: rompere l'unità nazionale e fare della giornata del 2 giugno, in cui si celebra la nascita della Repubblica, un'occasione di scontro. Sempre con il solito schema di gioco: la sinistra che si appropria di una festa nazionale per sparare contro il centrodestra. Piano che piace al verde Angelo Bonelli: «Saremo in piazza contro la destra». Il pretesto è il no al premierato. Ma il passo verso quel film sul 25 aprile è scontato: fischi ai politici di destra e occupazioni delle piazze con le bandiere del Pd. La mossa scatena una dura reazione del capogruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri: «Schlein e compagni non rispettano nemmeno la Festa della Repubblica del 2 giugno e vogliono, in quella data, fare una manifestazione contro le riforme in discussione in Parlamento per modernizzare la Repubblica. Calpestano le date con un teppismo istituzionale degno di miglior causa».
Il fido Boccia rilancia: «Dico a Gasparri che non siamo certo noi i teppisti istituzionali ma piuttosto coloro che non avendo scritto la nostra Costituzione pensano oggi di stravolgerla». Dal fronte di Fdi tutti zitti. Non colgono, forse, la gravità dell'annuncio della segretaria dem. Mentre il ministro per le Riforme Elisabetta Casellati chiarisce: «La scelta di far eleggere il Presidente del Consiglio dal popolo non comporta nessun pericolo di deriva autoritaria, nessuna lacerazione del tessuto costituzionale, nessuna rottura dell'ordine repubblicano. Al contrario, si riconcilia finalmente la Costituzione con il principio di sovranità popolare». C'è anche un altro retroscena dietro la strappo istituzionale di Schlein: le elezioni Europee. La leader dem sogna di ridurre le celebrazioni della Repubblica a un evento elettorale. La strategia è quella di alzare i toni nel rush finale, prima del voto. Portare lo scontro fuori dal Palazzo. Però così si rischia un inciampo istituzionale. Schlein nel suo affondo tira per la giacca il Capo dello Stato: «È riuscito più volte in questi anni a difendere la Costituzione. Con questa riforma non sarebbe più in grado di svolgere questa funzione». Sarebbe interessante sapere cosa ne pensi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella della mossa del Pd di politicizzare una festa di unità nazionale. L'inquilino del Quirinale sta correndo seriamente un rischio.
Il prossimo 2 giugno accanto alla parata militare potrebbe ritrovarsi un gazebo Pd con lo slogan: «No premierato». Schlein rimprovera alla maggioranza Meloni ciò che in passato ha fatto la sua parte politica: «C'è una questione e grande come una casa: non si cambia la Costituzione a colpi di maggioranza». Memoria corta per Elly.
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