Lo sconcerto dei big: "Tutti spiano tutti, è la vita degli altri"

Crosetto: "Ormai chiunque può farlo". Lollobrigida: "Avranno trovato i conti in rosso di Arianna..."

Lo sconcerto dei big: "Tutti spiano tutti, è la vita degli altri"

Forse l'immagine più esatta di quello che sta accadendo la offre chi si è accorto del pericolo prima degli altri e magari è stato trattato come un visionario o, peggio, un complottista. Spiega Guido Crosetto: «Dopo quarant'anni vissuti sull'onda di verbali di procura, intercettazioni e dossier ormai il guardare nella vita degli altri è entrato nell'antropologia del Paese. Chiunque può farlo, lo fa. Ecco perché non deve poterlo fare nessuno».

Parole categoriche, le uniche sensate che possono uscire dalla bocca di un ministro della Difesa alle prese con due guerre, una ad est ed una al sud, e che sa benissimo quanto possa essere destabilizzante un mercato nero dei dati sensibili, delle notizie personali, dei dossier sulla classe dirigente di un Paese.

Qualcuno ci scherzerà su ma è in ballo l'interesse nazionale. Perché ormai si è passati ad un livello di allarme più alto se in tre mesi si sono scoperti un finanziere dell'antimafia con la passione per i dossier, un hacker con le tasche piene di bitcoin e un impiegato di banca che ha ficcato il naso dentro seimila conti correnti più o meno eccellenti. Gente comune che, però, occupa ruoli dove si può spiare, si può guardare dentro il privato della nomenklatura del paese e questo già di per sé diventa un formidabile strumento di Potere da usare in proprio per ricatti o da mettere a disposizione di soggetti ignoti. Ecco la differenza rispetto al passato è che un tempo era tutto più chiaro, nell'ombra agivano anche soggetti istituzionali, magari deviati, come i servizi segreti. «Ora - sospira il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani - tutti spiano tutti. E intanto abbiamo due guerre ai nostri confini».

Già chi muove i fili può avere interessi economici, di intelligence, militari, destabilizzanti oppure prosaici. Mani oscure che usano il voyeurismo di personaggi improbabili verso la vita degli altri per i propri fini. «Una follia che ci dà il nostro dossieraggio quotidiano» come dice Giorgia Meloni, vittima della curiosità morbosa di un dipendente di una filiale di Banca Intesa a Bitonto, insieme alla sorella Arianna, all'ex-compagno Gianbruno e a tanti altri esponenti dei vertici del maggior partito di governo.

E si tratta di un fenomeno perverso che non risparmia nessuno: oggi vengono «attenzionati» gli attuali inquilini della stanza dei bottoni, ma un domani possono esserlo i successori. Il Potere del momento ma anche chi ha un nome che attrae il voyeur di turno o il suo mandante. Siamo allo spionaggio diffuso. Non basta controllare i soggetti istituzionali - Banca Intesa ha licenziato immediatamente il dipendente e lo ha denunciato all'autorità giudiziaria - perché l'occhio nella serratura lo può mettere chiunque, magari chi meno ti aspetti. «Se un cecchino spara a Trump - azzarda il grillino Gubitosa - puoi mettere sul banco degli imputati i servizi segreti. Ma se lo fa l'autista che lavora per lui con chi te la prendi?».

Appunto, il sistema appare quanto mai fragile e permeabile. «È pazzesco - osserva il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (nella foto) - avranno visto i conti correnti di tutti visto che Intesa è la Banca di Montecitorio. Quello di Arianna lo avranno trovato in rosso perché è sempre in rosso. Magari si inventeranno che l'ho sfruttata. Questo Paese è tutto un dossieraggio. Quando siamo arrivati al governo non avevano niente perché non pensavano che ci saremmo mai arrivati, per cui hanno dovuto raccogliere i dati in fretta e lo hanno fatto in modo cialtronesco».

Uno sfogo ironico, ma anche amaro. «Il problema - va avanti - è che a questo mercato nero dei dossier, dei dati sensibili può attingere chiunque per i motivi più diversi. Da noi agiscono soprattutto i servizi segreti francesi, russi e cinesi. La verità è che dovremmo avere un codice di comportamento: chi ti porta notizie contro un avversario lo metti alla porta. Io ho licenziato una persona che era dalla nostra parte perché voleva darmi delle notizie su personaggi dalla parte avversa. Ora è un assessore del Pd. Contro questo meccanismo perverso ci dovrebbe essere una reazione di sistema come avviene in altri Paesi, ma da noi questa mentalità non esiste».

In realtà a parole la condanna è unanime. Come pure tutti condividono timori, rischi e pericoli di questa degenerazione. Pure Elly Schlein ha dato la sua «solidarietà». Ma poi all'atto pratico nessuno si muove.

Solo che come fai a cambiare spartito se per quarant'anni hai costruito la storia del Paese sui verbali delle intercettazioni, te ne sei infischiato della privacy delle persone, se hai descritto la classe dirigente del Paese come una sorta di banda bassotti e se hai trattato chi ha contribuito a questa narrazione alla stregua di un eroe? A quel punto anche il finanziere che tradisce, l'hacker che spia, l'impiegato che sbircia di nascosto nei conti corrente dei potenti sono malandrini che si sentono paladini anti-sistema come «V» il protagonista del film V per vendetta, la maschera sorridente di Guy Fawkes presa in prestito dai grillini. Appunto, la Storia alla rovescia. «Ci meravigliamo - stigmatizza il forzista Alessandro Cattaneo - ma i 5 stelle sono nati proprio su questa follia».

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