Peter Gomez non prende tanto bene le allusioni di Massimo Giletti ai ripetuti voltafaccia politici dei CinqueStelle e, durante la puntata di Non è l'Arena, decide di scagliarsi direttamente contro il conduttore televisivo. Tema del contendere è la presunta volontà (poi smentita) di Giletti di candidarsi come sindaco di Roma per il centrodestra.
"Ecco ma Di Battista, il Movimento. Difficile tenere tutto insieme no? C'è una canzone di Fiorella Mannoia: 'Come si cambia per non morire'. Chi attacca i CinqueStelle dice: ' Va beh siete un'altra cosa. Siete come un panda che non mangia più solo il bambù, mangiate anche la carne'. Perché?", dice Giletti.
Ma Gomez tira fuori la frase d'effetto che ha accomunato in queste ultime ore i grillini e la Lega di Matteo Salvini: "Meglio dentro per gestire il Recovery che fuori. Veniamo alla 'ciccia'. Qui arrivano 300 miliardi, e tutti noi sappiamo quali appetiti scatenano. Sono certo che uno dei motivi per cui è caduto il governo sono proprio gli appetiti su quei 300 miliardi. Per conto mio, è meglio che una forza come i Cinquestelle stia dentro per tentare di controllare piuttosto che fuori". Ma ecco il rapido cambio d'argomento, evidentemente scomodo, da parte del direttore de "Il Fatto Quotidiano". "Detto questo volevo dire pubblicamente una cosa a te Massimo. Si è parlato di te come sindaco di Roma eccetera. Secondo me Massimo, te lo dico col cuore, quando tu hai detto che eri disponibile hai commesso un grave errore. Perché noi siamo giornalisti. Il fatto che tu sia disponibile a correre per uno dei due schieramenti, fa sì che molti telespettatori, magari sbagliando, interpretino quello che tu fai nella tua trasmissione con gli occhi di uno che pensa: 'Ma allora è perché lui si vuole schierare da quella parte. Allora è perché sta con loro'. Guarda, te lo dico col cuore e con la massima stima, non te lo avrei detto se non fosse caduto il discorso su tutto questo".
Vittorio Sgarbi, anch'egli ospite della trasmissione, interviene a gamba tesa:"Vale anche per la Gruber". "Vale anche per la Gruber", replica il direttore de Il Fatto, "Vale per ogni giornalista e per ogni magistrato". Tirato in ballo, Giletti prende la parola. "Se mi trovi un pezzo in cui io dico 'Sono disponibile a fare il sindaco' hai pienamente ragione. Come dissi in un messaggio privato a Calenda, che mi attaccò, 'Gentilmente mi trovi un punto dove dico che mi candido a sindaco'. Io ho sempre detto che non escluderò mai il domani. Perché a differenza per esempio di tanti politici che dicono 'Ah se non passa sta roba mi dimetto e vado in Africa. Se non passa questo referendum vado a casa. Smetterò'". A Matteo Renzi saranno quindi fischiate le orecchie e, come gli piace dire in inglese: "This was the first reaction: shock".
"Valuterò se un domani posso farlo", prosegue Giletti. "Perché credo sempre che chi fa parte di un mondo abbia il dovere di mettersi a disposizione.
Ma io non ci ho mai veramente pensato, perché se lo avessi fatto avrei detto 'Mi candido e me ne vado. Però vorrei dire che non è che se uno si candida a destra gli viene concesso lo zero, mentre Sassoli, Badaloni e Lilli Gruber...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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