A chi dare retta? A Pfizer che dice di fare richiami dopo 21 giorni o all'Aifa che ammette la possibilità di farli slittare fino a 42 giorni? Il problema dei vaccini anti Covid non è squisitamente scientifico. Qui c'è in ballo la tenuta dell'intera campagna vaccinale che potrebbe vacillare a colpi di incertezze. Il Lazio ha già deciso di applicare lo slittamento dei richiami per poter somministrare «il vaccino più amato dagli italiani» ad una platea più larga possibile e ha recuperato con questo slittamento 100 mila dosi. Lombardia sostiene questa linea. Le altre regioni ancora non si sono espresse. L'unica voce fuori dal coro è quella di Valeria Marino, direttore medico di Pfizer Italia, che scrolla la testa dinnanzi alla scelta di allungare a 5 settimane la finestra per la somministrazione della seconda dose di vaccino a mRna e suggerisce di attenersi agli studi scientifici. Ma dall'Ema si fa notare che proprio negli studi clinici ci sono stati casi di seconde dosi ritardate a 42 giorni senza alcuna conseguenza. Insomma, anche Ema ammette che questo slittamento non è una «deviazione» anche perché con la prima dose scatta una copertura del 60-70% dopo 10-14 giorni. Inoltre, la Germania da tempo ha adottato questa politica di slittamento a 42 giorni senza alcun problema mentre l'Inghilterra ha addirittura fissato il richiamo a 12 settimane (rischiando).
Ma se su Pfizer si scontrano due tesi, quella dell'azienda e quella di Aifa, tira aria di maretta anche su Astrazeneca. Il Cts sembra voler dare il via libera per l'utilizzo anche per gli over 50. Ma c'è che va già oltre. Il Lazio ha deciso di offrire Astrazeneca o Johnson & Johnson anche agli ultraquarantenni che vogliono vaccinarsi dal proprio medico di medicina generale o che accettano di partecipare all'open day nel week end. Astraday con vaccinazione h24 anche a Caserta per smaltire 7000 dosi in eccesso, offerto a tutti gli over 18. Ogni regione sfodera la sua vena creativa. Il motivo di queste iniziative è evidente: svuotare i frigoriferi del vaccino anglo-svedese a cui se ne aggiungeranno molti altri nei prossimi giorni (il primo carico già domani di 300 mila dosi, oltre a 300 mila di Moderna e Pfizer per totale di 3 milioni di dosi). E l'abbassamento dell'età di chi può essere immunizzato con Astrazeneca diventa strategico per raggiungere quel 60% di copertura nazionale che metterebbe al riparo la stagione estiva. Senza questo vaccino non ce la si fa. Solo in Lombardia, in 24 ore, oltre 500mila persone 50/59 hanno fissato l'appuntamento per la vaccinazione. In Campania sono oltre 527 mila le adesioni tra gli over 50 e 323 mila hanno ricevuto già la prima dose. I numeri delle adesioni nelle fasce meno a rischio crescono di ora in ora in tutte le regioni . E dopo tante vicissitudini il siero di Oxford viene utilizzato in maniera massiva. Anche perché gli ultimi dati Aifa dovrebbero rassicurare: su 4 milioni di italiani vaccinati, i decessi per trombosi rare correlabili al vaccino sono stati due. Un rapporto dell'0,00005%.
Eppure la diffidenza resta. Ieri la Slovacchia ha deciso di sospendere le prime dosi con Astrazeneca mentre la Ue rivendica le dosi ancora non consegnate relative al secondo trimestre dell'anno. All'Italia ne spettano 10 milioni ma solo tre sono state consegnate, ne mancano 7 che dovrebbero arrivare entro fine giugno. Nel terzo trimestre, luglio-settembre, invece ne dovrebbero arrivare addirittura 26 milioni. E in serata arriva il monito del generale Francesco Figliuolo che mira a bloccare le iniziative in ordine sparso.
«Fino alla fascia dei 50enni bisogna continuare a seguire - per le somministrazioni - le classi decrescenti di età e dei fragili, seguendo la programmazione e i tempi del Piano nazionale. Per le aziende, invece, c'è tempo: le vaccinazioni partiranno solo a giugno», avverte Figliuolo.
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