Scorciatoie giudiziare contro gli avversari. Così si innesca la "politica a orologeria"

Il caso Berlusconi non è isolato. Nel suo libro Annalisa Chirico si scaglia contro ideologia delle toghe e debolezza del Palazzo

Scorciatoie giudiziare contro gli avversari. Così si innesca la "politica a orologeria"

C’era una volta la giustizia a orologeria. Oggi siamo un gradino più in basso, in una scala del degrado che sembra non finire mai: siamo alla «politica a orologeria ». Definizione folgorante che Annalisa Chirico, giornalista e firma del Giornale, mette quasi in testa al suo ultimo saggio: Fino a prova contraria, appena pubblicato da Marsilio.

Chirico ricorda «l’inchiesta pomposamente denominata Mafia capitale che ha tirato la volata di Beppe Grillo nella corsa al Campidoglio», ma non dimentica, almeno per cenni, la grande frattura avvenuta con la cacciata di Berlusconi dal Senato nel 2013. Certo, c’era stata prima la condanna definitiva per frode fiscale, il verdetto della Cassazione accompagnato dalle inevitabili, furibonde polemiche, ma quel che colpisce, a nostro giudizio, è quel che è avvenuto dopo, nelle sacre aule di Palazzo Madama. La politica, indebolita o semplicemente avvezza al tornaconto elettorale, non ha provato a ragionare su quel passaggio così complesso e delicato, non ha esplorato una strada che tenesse insieme il rispetto per le toghe e quello per milioni di elettori, ha semplicemente liquidato il Cavaliere, come fosse un ras di provincia. E come se il Parlamento non avesse una sua autonomia, ad esempio per valutare la retroattività della condanna o per chiedere lumi alla Consulta, ma fosse solo il timbro nelle mani del potere giudiziario.

Come sappiamo, Berlusconi è risorto dalle proprie ceneri e il parere favorevole al Cavaliere dell’ex presidente della Corte Jean Paul Costa fa capire che quei dubbi non erano cavilli agitati da un centrodestra smarrito. Le scorciatoie giudiziarie mettono qualche volta fuori gioco i leader, ma non eliminano il loro carisma. Siamo nel recinto della repubblica giudiziaria, spiega l’autrice, ma la politica non è mai stata così piccola. Così modesta. Così incapace di elaborare le proprie ragioni. Va bene indagare, e la Chirico lo fa in alcuni avvincenti capitoli, sullo strapotere delle toghe rosse e sulla storia straordinaria, a tratti quasi incredibile, di Magistratura democratica, ma oggi siamo in un’altra fase. Quella in cui l’ideologia di una parte minoritaria, e sempre di più laterale, delle toghe, si sposa con il respiro corto della classe dirigente: è l’aspetto che tocca di più e quasi sgomenta, come rileva l’autrice in brani documentati e infiammati.

Ecco, dunque, «il vuoto decisionale lasciato da un legislatore timoroso, incapace di risolvere sul piano normativo questioni sensibili» e spesso attento a scrivere norme vaghe, buone per ogni interpretazione. Ecco ancora Ignazio Marino, «infilzato dai suoi stessi colleghi di partito per una vicenda di scontrini risultata», fra gli squilli di tromba di Mafia capitale, «penalmente irrilevante ».

È il trionfo in definitiva di un format prima che di una formazione politica: è l’Italia a 5 stelle. Con incorporato mantra sull’onestà. Un’Italia che naturalmente si specchia nei magistrati che vogliono «riscrivere pezzi di storia patria». L’Italia che aveva decretato senza fiatare il game over del Cavaliere.

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