Gli stessi giornali che ci avevano spiegato (si fa per dire) quanto fosse irresistibile la candidatura di Kamala Harris, in seguito polverizzata dagli elettori, oggi cercano di farci capire quanto gli americani siano già stufi del nuovo presidente Donald Trump, anche se lo hanno votato in massa soltanto poche settimane fa. Vale tutto. Ma l'intervista allo scrittore famoso resta un classico anche se il parere dell'intellettuale, essendo un cittadino come un altro, spesso non particolarmente addentro alla politica, vale quanto quello di un panettiere o di un macellaio o di un avvocato o di chi volete voi. Ieri doppietta scoppiettante di opinioni drastiche. Sulla Stampa, Aleksandar Hemon, autore del bellissimo Progetto Lazarus (2008), esprime la sua meditata visione delle cose: «Donald e i suoi raderanno tutto al suolo. Gli Stati Uniti cesseranno di esistere». Come, scusi? «Sono i miei nemici. Vogliono uccidere me e la mia famiglia, eliminare le persone che amo». Come, scusi? «Non voglio discutere dei loro sentimenti, del perché vogliano uccidermi». Illuminante. Con questi avversari, la popolarità di Trump, che finora è l'unico ad aver schivato un proiettile, andrà alle stelle. Su Repubblica, John Grisham, bestsellerista di valore, racconta invece il suo dramma personale: «Donald ha diviso il Paese. In famiglia non ci parliamo più».
Come, scusi? «Con i miei fratelli non ci parliamo quasi più. Solo frasi di circostanza. Colpa di Donald Trump». Ci è andato di mezzo anche il pranzo di Natale, tutti a casa propria. Mario Monicelli ci avrebbe fatto il sequel di un suo capolavoro: Parenti serpenti 2.
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