La scuola boccia la Azzolina. Un settembre di mobilitazioni

Già iniziata la serie di manifestazioni che culminerà nella protesta di sabato 26. Professori e studenti uniti

La scuola boccia la Azzolina. Un settembre di mobilitazioni

Due settembre, ore 14.30. In viale Trastevere ha inizio, fra la scalinata dell'edificio del ministero della Pubblica Istruzione e l'area antistante, una manifestazione organizzata da diverse associazioni di precari della scuola, con la partecipazione dei sindacati confederali e di base e di vari altri soggetti, per protestare contro la politica di Lucia Azzolina. Chiedono da mesi legittime procedure concorsuali per l'accesso in ruolo basate sul servizio svolto e sul possesso dei titoli, contestando le modalità di svolgimento per domande a risposta aperta del «concorsone» voluto dalla ministra.

Al mattino i precari hanno protestato in piazza Montecitorio, ma coi politici presenti hanno potuto a malapena chiacchierare al bar. C'è chi lo denuncia a gran voce in alcuni dei numerosi interventi, che si susseguono lungo tutto il pomeriggio. La tensione sale all'arrivo di un senatore della Lega, contestato da una parte dei manifestanti. Altri urlano in risposta che «la piazza è condivisa», e quando un'organizzatrice prende il microfono e invita tutti all'unità, con la forza della logica e la luce dell'intelligenza di un'insegnante consapevole del suo ruolo, in aula come all'esterno delle mura scolastiche, uno sparuto gruppo di soliti idioti le grida più volte contro «Basta!». Sono gli irriducibili disturbatori a prescindere, gli stessi che parlano per slogan e frasi fatte, ammannendo discorsi cotti, precotti e ricotti. Sul fronte opposto, come tanti coraggiosi Davide impegnati in un impari confronto col Golia che incombe dietro di loro, il palazzo della ministra della Pubblica Distruzione che ti sembra all'improvviso la fortezza della Bastiglia ignara dell'imminente assalto, giovani che a sentirli quasi ti commuovono per lucidità e determinazione e insegnanti che riascolteresti mille volte, al posto di tanti conferenzieri tromboni, tanto ti affascinano per capacità persuasiva e solidità di argomenti a sostegno delle loro osservazioni, delle loro critiche, delle loro tesi.

Il giorno dopo si bissa a piazza del Popolo, in un diverso contesto. Niente dissociazioni o frizioni, tra canti e balli e un festoso sventolìo di bandiere che ti infondono una strana, contagiosa, ubriacante allegria. Come il flashmob, che mima un funerale collettivo, con quei corpi distesi sull'asfalto coperti da lenzuoli, ed è invece un sonoro (ma serissimo) sberleffo al sistema: «Io esisto», gridano alla fine i morti resuscitati, drizzandosi tutti in piedi. Nell'infuocato pomeriggio capitolino animato dall'artefice dell'evento, Pasquale Vespa, sembriamo un po' tutti dei cetacei, con indosso mascherine che, di tanto in tanto, abbassiamo per respirare un po' prima di riportarle su. Animali molto intelligenti, i cetacei, come nel caso dei delfini. Socializzanti ma non troppo, perché sembrano passati secoli dagli assembramenti delle sardine. Mammiferi che si sono pienamente adattati alla vita marina, come chi deve reinventarsi ogni volta soluzioni diverse, data una talora cronica precarietà, per fronteggiare le difficoltà quotidiane.

È solo l'inizio. Il 10 settembre il comitato «Trasparenza è Partecipazione» ha indetto una giornata di riflessione sulla scuola che si svolgerà in un istituto paritario romano, e il 24, il 25 e il 26 settembre si prosegue.

Lo slogan è «Priorità alla scuola», che è anche il nome del comitato organizzatore delle tre giornate, e per la grande mobilitazione prevista, fissata per l'ultimo giorno, c'è già un'adesione massiccia che si spera oceanica.

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