Scuola, cortei in 40 città. Assalto a Confindustria

Torino, tensioni e 7 feriti tra le forze dell'ordine. Gli studenti: "La violenza non ci appartiene"

Scuola, cortei in 40 città. Assalto a Confindustria

Tornano in piazza gli studenti, per la terza volta in poche settimane. La morte di due di loro, durante l'alternanza scuola-lavoro e uno stage formativo, ha fatto da detonatore ad un'insofferenza alimentata dai lunghi mesi di stop&go a causa della pandemia. «Non si può morire di scuola», è scritto su uno striscione in apertura del corteo di Milano. Uno dei tanti, perché ieri sono state una quarantina le città coinvolte nella proteste, volte anche ad ottenere un esame di maturità diverso. Circa 200mila i partecipanti, molti dei quali chiedono le dimissioni del ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, e di quello dell'Interno, Luciana Lamorgese, quest'ultima ritenuta responsabile degli scontri avvenuti a Torino a fine gennaio.

Scontri che ieri, sempre a Torino, si sono ripetuti quando un gruppo di giovani, dopo aver lanciato uova di vernice rossa contro la facciata dell'edificio, ha cercato di introdursi nella sede di Confindustria, riuscendo ad aprire il cancello e colpendo con bastoni e aste di bandiere la polizia a presidio del varco. Durante l'assalto sono rimasti feriti sei carabinieri e un funzionario di polizia. Al corteo è stato poi impedito di raggiungere la prefettura. La Digos ha individuato una ventina di giovani, tra cui 16 militanti del centro sociale Askatasuna, due attivisti del collettivo «Osa» e uno dei leader del Fronte della Gioventù Comunista, che verranno denunciati per violenza e lesioni a pubblico ufficiale. Fino a quel momento la manifestazione era stata pacifica, con i ragazzi che scandivano slogan contro l'alternanza e per chiedere l'abolizione degli scritti alla maturità. «Siamo come gli studenti del '68», dice uno dei ragazzi in piazza a Torino, città dove dopo la morte di Lorenzo Parelli al suo ultimo giorno di scuola-lavoro c'è stata una forte agitazione negli istituti. «Siamo subito scesi in piazza - spiegano - ma l'unica risposta è stata la repressione». Critica verso quanto accaduto la Consulta degli studenti: «Queste azioni rendono vane le nostre idee e i nostri buoni propositi». Dello stesso avviso Lamorgese: «Le violenze rischiano di far passare in secondo piano le legittime aspettative degli studenti».

L'agitazione, anche se più controllata, si è allargata a tutto il Paese. Qualche tensione a Roma, con lanci di uova e bottiglie verso le forze dell'ordine, quando un gruppo di studenti incappucciati si è staccato dal corteo principale davanti l'ufficio del Provveditorato. A Milano stessa mobilitazione: no all'alternanza scuola-lavoro, no a un modello di scuola «basato sullo sfruttamento e sulla competizione». Nessuno scontro, giusto un po' di vernice rossa contro le sedi dell'Unicredit e di Jp Morgan, e un pacifico flashmob, con gli studenti in tute da lavoro bianche sporche, in ricordo di Giuseppe e Lorenzo, i due coetanei morti. «Di questa scuola che uccide e non ci ascolta non ne possiamo più», gridano a Palermo.

Il ministro dell'Istruzione non è mai stato insensibile alla protesta. «Il tema pandemia ha inciso in maniera significativa sulla scuola, ma non si può ridurre solo a questo. Ha esasperato i segnali di malessere che abbiamo e che vengono da molto lontano», dice. Quanto ai percorsi per le competenze trasversali, Bianchi spiega che «non sono avviamento al lavoro ma orientamento alla vita».

«Siamo lavorando - conclude - per una politica di orientamento che permetta ai ragazzi in piena sicurezza di affrontare esperienze che guardano fuori. La scuola non vuole essere al servizio di nessuno se non del Paese».

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