Berlino «Ci sarà un giudice a Osnabrück», avrà pensato la diciottenne di rigorosa osservanza islamica. La ragazza, le cui generalità non sono state diffuse, era iscritta alla scuola serale «Sophie Scholl» della città della Bassa Sassonia. L'istituto non ha avuto nulla in contrario ad accettare la sua iscrizione quando la giovane si è presentata in segreteria con il niqab, il velo integrale dotato solo di una fessura per gli occhi. Il problema è sorto quando la giovane si è presentata così anche in classe.
Ai media locali la ragazza ha spiegato che sarebbe stata pronta a farsi identificare giornalmente da una rappresentante del corpo docente, prima di iniziare le lezioni. La sua proposta non ha però convinto la scuola che ha sollevato non solo questioni di sicurezza ma anche il bisogno dei docenti di comunicare apertamente con gli allievi e ha invitato la ragazza ad andarsene. Venerdì scorso la diciottenne ha presentato ricorso contro la decisione al locale tribunale amministrativo.
Davanti allo scontro fra il diritto alla libertà di espressione religiosa e quello della scuola di imporre le proprie regole, il «Tar» di Osnabrück non ha avuto dubbi dando torto in tempi record alla ricorrente. A suo sfavore ha giocato anche l'assenza dal procedimento: la corte le aveva chiesto di spiegare le proprie ragioni in prima persona. Temendo l'attenzione dei media e forse l'obbligo di mostrare il volto ai giudici, la ragazza ha preferito disertare, perdendo la causa.
Le resta tuttavia la possibilità di appellarsi. Il caso di Osnabrück fa seguito a una serie di proposte da parte di diversi partiti tedeschi (Cdu di Angela Merkel in testa) per vietare burqa e niqab da scuole, tribunali, uffici e spazi pubblici in genere.
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