Se il dolore cambia il Dna

La violenza magari non è in grado di cambiare il nostro Dna, ma lo può sfregiare. Irrimediabilmente

Se il dolore cambia il Dna
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Quando era ancora al potere Bashar al Assad, i siriani, o almeno quelli che stavano con lui, raccontavano di come il presidente fosse troppo moderato, e c'era perfino chi affermava che fosse troppo buono («ha studiato oftalmologia perché cercava una branca della medicina in cui non si vedesse il sangue»), e che, se al posto suo ci fosse stato il padre, Hafez, la guerra sarebbe durata solo pochi mesi. Il vecchio Assad, infatti, non ci avrebbe pensato due volte e, proprio come aveva ridotto al suolo Hama nel 1982 (le stime parlano di 35/45mila morti in un solo mese), avrebbe distrutto anche Daraa, la città in cui era iniziata la primavera araba siriana. Un mese di massacri e violenze. Decine di migliaia di morti. E poi? E poi basta. Poi la pace e la tranquillità. Forse. O almeno per un po'. Perché il dolore di quel primo massacro ha pesato. Ha scavato volti, anime, cuori. E pure il Dna di chi lo ha vissuto. È questo il risultato al quale sono arrivate tre ricercatrici - Connie Mulligan dell'Università della Florida del Sud, Rana Dajani dell'Università Hashemita in Giordania e Catherine Panter-Brick di Yale - che hanno studiato i codici genetici di tre gruppi di famiglie siriane (138 persone di 48 nuclei) che sono emigrate in diversi momenti. Alcune erano passate dal massacro di Hama, altre avevano vissuto l'ultima guerra civile, altre infine erano riuscite a sfuggire a ogni tipo di orrore. Secondo i risultati dello studio, nei figli e nei nipoti delle donne che erano incinte all'epoca del massacro compiuto da Hafez sono state trovate 14 modifiche epigenetiche legate allo stress. Un terzo in meno di coloro che hanno vissuto eventi traumatici in prima persona, che ne conservavano 21. Non solo. Le persone che hanno subito le violenze mentre si trovavano nel grembo materno mostrano segni di invecchiamento epigenetico accelerato, un tipo di invecchiamento biologico che, spiega l'Ansa, potrebbe essere associato ad una maggiore suscettibilità a malattie legate all'età.

La violenza magari non è in grado di cambiare il nostro Dna, ma lo può sfregiare. Irrimediabilmente.

E può determinare le nostre vite. «Ciò che non mi uccide, mi rende più forte», scriveva Friedrich Nietzsche ne Il crepuscolo degli idoli. Non sempre però il dolore ti rafforza. Spesso, quando a tramontare è l'umanità, può segnarti per sempre.

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