Ci sono le sliding doors e le porte girevoli. Le prime, ce lo insegna il bellissimo film con Gwyneth Paltrow, si spalancano (o meno) all'improvviso per darci una possibilità insperata come prendere un treno che si pensava perduto. Quelle girevoli, o revolving doors, tipo quelle dell'albergo del film il Padrino in cui viene ucciso don Carmine Cuneo, servono ad agevolare entrate e uscite. Le (ennesime) dimissioni dalla Camera pubblicate ieri su X dall'ex segretario Pd Enrico Letta (nella foto) spiacciono perché il Parlamento perde un leader capace e brillante: «Torno al mio lavoro universitario», sarà decano della School of politics, economics and global affairs dell'Istituto de Empresa di Madrid, recita il suo tweet. Un annuncio che stride con la giusta reputazione di civil servant che l'ex premier si era conquistato quando una decina di anni fa era stato scelto per guidare l'esecutivo.
Galeotto fu poi lo spiacevole avvicendamento con Matteo Renzi alla guida del Pd e la successiva cacciata da Palazzo Chigi. Letta l'aveva giurato, la politica non era più cosa sua e si era dimesso da deputato. Si era dato al lobbysmo, faceva affari con il governo cinese e con una multinazionale francese, come aveva ricordato il Giornale. Poi era tornato a guidare il Pd, acclamato a gran voce, per una mission impossible. Di fatto si ricandidava alla guida del governo, prima aveva preteso di subentrare in corsa in un Parlamento vicino allo scioglimento nelle suppletive del collegio blindatissimo di Siena, non proprio la sua Pisa ma quasi. Un tentativo disperato finito male, malissimo e non certo per colpe solo o tutte sue. Certo, in via del Nazareno è arrivata Elly Schlein, che ha portato il Pd mille miglia lontano dal collocamento centrista e dialogante di Letta. Tanto che, alla vigilia delle Europee e subito dopo, l'ex premier aveva anche tentato di governare il difficile processo di formazione della Commissione Ue per ridare al Pd un ruolo di peso. Qualcuno lo aveva persino candidato come commissario italiano, ideale per il suo profilo europeista e bipartisan. È andata ancora male.
E così Letta ha deciso di scendere al volo da un treno che non ha certo preso in corsa. Ma così impartisce per la seconda volta una lezione che il Paese e i suoi elettori non meritano: trattare la Camera dei deputati come una camera d'albergo.
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