La Sea Watch forza il blocco: "Siamo entrati in acque italiane"

L'Ong ha violato il no allo sbarco e si dirige verso il porto di Lampedusa. La "capitana": "Porto in salvo i 42 migranti"

La Sea Watch forza il blocco: "Siamo entrati in acque italiane"

La Sea Watch 3 alla fine lo ha fatto: ha forzato il blocco ed è entrata in acque territoriali italiane. L'annuncio è arrivato su Twitter dalla "capitana" Carola Rackete: ”Ho deciso di entrare in porto a Lampedusa. So cosa rischio ma i 42 naufraghi a bordo sono allo stremo. Li porto in salvo".

L'ong tedesca a bordo della nave battente bandiera olandese parla di una impossibile "soluzione politica e giuridica" dopo il rigetto del ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo. "L’Europa ci ha abbandonati", dicono, "La nostra Comandante non ha scelta". Poi un altro tweet: "Basta, entriamo. Non per provocazione, ma per necessità, per responsabilità".

Una motovedetta della Guardia di Finanza e una della Guardia costiera hanno raggiunto la nave per intimare l'alt alla "capitana". Ordine prontamente non rispettato dalla comandante dell'imbarcazione che si dirige senza fermarsi verso il porto di Lampedusa.

Intanto l'Europa assicura di essere al lavoro per trovare una soluzione: "Ieri sera la Commissione ha ricevuto una richiesta di sostenere proattivamente gli Stati membri cercando delle soluzioni di ricollocamento per le persone a bordo della Sea Watch una volta che saranno sbarcate", ha detto un portavoce, "Quindi stiamo agendo in seguito a questa richiesta. Siamo in contatto con diversi Stati membri per trovare una soluzione per il ricollocamento dopo lo sbarco".

Per quanto riguarda il destino della nave, però, la Commissione si "lava le mani": "È una decisione che non compete alla Commissione, quindi non siamo nella posizione di designare un porto per lo sbarco, ma quello che possiamo fare, e che stiamo facendo, è organizzare proattivamente il seguito, cioè cosa fare una volta che lo sbarco verrà deciso".

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