Segre boccia la riforma del premierato. Il Pd in scia, Fratelli d'Italia rilancia

La senatrice a vita interviene in Aula: "Aspetti allarmanti, non posso tacere"

Segre boccia la riforma del premierato. Il Pd in scia, Fratelli d'Italia rilancia
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È una bocciatura destinata a far discutere. Un fulmine a ciel sereno nell'Aula del Senato. A Palazzo Madama Liliana Segre prende la parola durante la discussione generale sul premierato e decide di affondare la riforma costituzionale. «Non posso e non voglio tacere», esordisce la senatrice a vita. Segre interviene a gamba tesa nel dibattito politico per denunciare il «disegno» del governo. Una proposta che «presenta vari aspetti allarmanti». La senatrice a vita, superstite dell'Olocausto, spiega che sulle riforme costituzionali «occorrono non prove di forza o sperimentazioni temerarie, ma generosità, lungimiranza, grande cultura costituzionale e rispetto scrupoloso del principio di precauzione». Segre non boccia solo il premierato voluto dal governo Meloni. Ma tira una linea su tutti i precedenti tentativi di modificare e innovare la Carta costituzionale. «Continuo a ritenere che riformare la Costituzione non sia una vera necessità del nostro Paese. E le drastiche bocciature che gli elettori espressero nei referendum costituzionali del 2006 e del 2016 lasciano supporre che il mio convincimento non sia poi così singolare», prosegue Segre. È un discorso lungo, quello della senatrice a vita. Che denuncia quello che, a suo parere, è «un drastico declassamento a danno del capo dello Stato». Un presidente «costretto a guardare dal basso all'alto un premier forte dell'investitura popolare». Segre vede «il dominio assoluto di un capo del governo dotato di fatto di un potere di vita e di morte sul Parlamento». L'attivista 93enne, testimone della Shoah, alza il tiro: «Non tutto può essere sacrificato in nome dello slogan scegliete voi il capo del governo!. Anche le tribù della preistoria avevano un capo, ma solo le democrazie costituzionali hanno separazione dei poteri, controlli e bilanciamenti, cioè gli argini per evitare di ricadere in quelle autocrazie contro le quali tutte le Costituzioni sono nate».

Il Pd si mette subito in scia. «Grazie alla senatrice per il suo coraggioso intervento e per aver difeso la figura del capo dello Stato», scrive sui social la deputata dem Silvia Roggiani, segretaria del Pd Lombardia. «Ho un profondo rispetto per Liliana Segre, la sua storia e quello che rappresenta», dice a Otto e Mezzo su La7 il ministro della Difesa Guido Crosetto. Che però puntualizza: «Non sono spaventato da una riforma che somiglia al sistema di elezione di sindaci o presidenti di regione.

La riforma non tocca il presidente della Repubblica e non è una riforma che spacca il Paese». La premier Meloni rilancia: «Non è un referendum sul presente, nel 2028 saremo anche verso la fine del mandato di Sergio Mattarella, è una riforma che guarda al futuro».

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