La Segre dice sì a Salvini ma la Lega fa una figuraccia

«La mia casa è sempre aperta». Il Carroccio si oppone all'invito in Regione Lombardia, poi fa retromarcia

La Segre dice sì a Salvini ma la Lega fa una figuraccia

Arriva alle cinque della sera a Palazzo Marino per ricevere il gran premio Paladina della Memoria e qualcuno ad alta voce si chiede se sia sufficiente che a scortarla siano solo braccia amiche. Liliana Segre, senatrice a vita, ha 89 anni e fino a poco tempo fa si poteva pensava che l'era delle intimidazioni fosse finita. Invece nella sua Milano, durante un incontro del mattino, uno degli innumerevoli in cui si spende da testimone sopravvissuta alla Shoah, è stata accolta da uno striscione di protesta di Forza nuova.

Al Pirellone, sede del consiglio regionale della Lombardia, è sembrata quasi un'indesiderata. Una mozione urgente depositata da Cinquestelle e opposizioni perché il presidente Attilio Fontana la invitasse «per una visita istituzionale e un confronto con i consiglieri», che si prevedeva filasse liscia come l'olio, favorevole anche Forza Italia, si è arenata a lungo anche per i dissidi interni alla Lega. «No deciso al catechismo del politicamente corretto» la bocciatura energica del consigliere regionale Max Bastoni. A titolo di esempio. La seduta è stata sospesa, i lumbard si sono riuniti a discutere, si è trattato ed emendato tra i gruppi prima di arrivare a un sì tormentato e unanime, ma senza i voti di Fdi. E la Commissione contro i fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio, è stata bocciata dal centrodestra unito anche in Lombardia, tra le proteste del Pd.

Incontrerà davvero Matteo Salvini, la donna che a 13 anni è stata numero di matricola 75190, deportata dal Binario 21 di Milano al campo di sterminio di Auschwitz, l'infaticabile pietra d'inciampo che continua a raccontare? «La mia casa è sempre aperta, le mie porte sono aperte. Perché non dovrei incontrarlo?» ripete, dopo aver ricevuto l'invito del leader della Lega a mezzo stampa sul Corriere. A Varese, dove le è stata conferita la cittadinanza onoraria, si è detta felice che fosse il luogo in cui per la prima volta era stata in carcere. Al premio ha raccontato che è orgogliosa di avere scritto un libro di memorie «senza mai usare la parola odio». La conquista di una vita: «Perché io l'odio l'ho vissuto e ho visto come facilmente si passa dalle parole ai fatti. Da paladini, non solo della memoria, ma dell'amore reciproco e dell'amicizia tra popoli e persone di etnie, colore e religione diverse, solo così si può combattere l'odio, con la parola amore».

Si parla di un incontro privato tra lei e Salvini, anche se le tv li inseguono per un confronto pubblico. Ecco il segretario della Lega: «Sarà per me un onore incontrare, riservatamente, Liliana Segre, perché lei qualcosa da insegnare ce l'ha, Balotelli no». Lo ha ripetuto da Napoli, senza chiudere le polemiche sul razzismo negli stadi. A Roma la Commissione va e molti pensano che sarà la Segre a presiederla. Mentre lei veniva premiata, risuonava un racconto scritto da Ada Grecchi.

Bambine che ballavano sui tavoli mentre anziani nazisti mangiavano e bevevano. Una di loro si chiamava Sara e piangeva. Dava fastidio, quel pianto. Una sera fu portata via, nessuno la vide più. Non vogliono dimenticare, i paladini della memoria.

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