Il segretario Anm e lo sciopero. "Vedo la volontà politica di arrivare al referendum"

I magistrati pronti all'incontro col governo: "Andremo a esporre i timori sulla riforma"

Il segretario Anm e lo sciopero. "Vedo la volontà politica di arrivare al referendum"
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Dopo lo sciopero proclamato dall'ex direttivo dell'Associazione nazionale magistrati a dicembre, che i nuovi vertici hanno portato in scena giovedì, il governo ha confermato la volontà di dialogo «costruttivo» con le toghe sulla giustizia. A Palazzo Chigi il 5 marzo andrà anche il neo Segretario generale dell'Anm, Rocco Maruotti, 47 anni, sostituto procuratore presso il Tribunale di Rieti. «Siamo stati sempre aperti al dialogo», dice a colloquio con Il Giornale: «Sarà utile per consentirci di spiegare meglio perché siamo contrari a questa riforma, forse anche a far comprendere che non siamo i nemici della nazione come ci descrivono». Ma nell'Anm circola tutto fuorché ottimismo. «Nutro meno speranze che possa servire per un passo indietro del governo o per un ritiro del testo». Dottor Maruotti, neppure l'avvocato Franco Coppi crede alla vostra volontà di dialogo. Ci spera, ma non la vede. Dice che avete fatto bei discorsi al cinema Adriano, ma che siete rimasti un po' sui massimi sistemi. E che scioperare non è stato «elegante». «Invece è stato un bel momento di aggregazione», quello di giovedì. Non bastava un convegno? «Volevamo qualcosa di diverso, c'era l'opportunità per lanciare un segnale alla cittadinanza. Non abbiamo chiesto di venire nelle aule di tribunale, siamo noi che siamo usciti incontrando i cittadini in un'agorà dove normalmente vanno per vedere un film. E la risposta è stata importante. Si sono proposti per essere al nostro fianco rappresentanti dell'associazionismo, del sindacato...». Insomma, l'Anm guarda già al referendum. E si prepara a dar battaglia. Che senso ha incontrare la premier Meloni su queste basi? «Andremo a esporre le nostre preoccupazioni...». Che però sono di prospettiva, o avete la sfera di cristallo? «Noi facciamo una previsione - spiega il pm - non astratta, ma concreta. In tutti i Paesi in cui c'è la separazione delle carriere c'è una qualunque forma di controllo del potere esecutivo sul potere giudiziario. Anche in Portogallo, che viene richiamato come modello di riferimento, dove il procuratore generale, il capo dei pm, è nominato dal governo e c'è una struttura burocratica verticistica per cui l'autonomia del pubblico ministero è estremamente limitata». Dunque chiederete di cambiare questo punto? «Chiariamo: noi su tutta la linea siamo contrari; sul doppio Csm, sull'Alta Corte, sulla separazione delle carriere eccetera. Il punto controverso è l'art. 104, la prima parte. Il governo adesso dice che non viene modificato. Non facciamo richieste perché non abbiamo un mandato dal comitato direttivo a trattare. Non andiamo a negoziare, l'autonomia e l'indipendenza della magistratura sono beni comuni non negoziabili, non potremmo ipotizzare alcun compromesso al ribasso, o accomodamento». Per questo avete «reclutato» attori esterni alla magistratura per lo sciopero, con flash mob e monologhi su Instagram? Dica la verità, siete rassegnati al fatto che la riforma andrà in porto e vi state preparando alla campagna referendaria. «C'è chiaramente la volontà politica di arrivarci, il ministro Nordio ha detto che il governo lo vuole, forse per legittimare ancor di più la riforma, al punto che alla Camera sono andati con un testo bloccato e sono stati addirittura respinti emendamenti di uno dei partiti di maggioranza, per evitare che magari potesse raccogliere un numero tale di voti da evitare il referendum.

Credo che se il governo andrà avanti, più che legittimamente perché il Parlamento è sovrano e ancor di più il popolo quando voterà il referendum, noi parteciperemo come cittadini con il voto e se sarà utile daremo di nuovo il nostro contributo di riflessione...».

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