Meglio non tirarla in lungo. Franco Coppi, principe del foro, detta le linee di una strategia a volto scoperto: «Denis Verdini non aspetterà il verdetto, ma affronterà la situazione, costituendosi in carcere». E ancora: « Siamo delusi dalla sentenza, ma lui è un uomo forte e coraggioso, supererà anche questa prova». La partita e chiusa. Il verdetto della Cassazione conferma in sostanza la condanna d'appello: c'è solo una piccola limatura, quattro mesi in meno, per la prescrizione, ma la pena definitiva per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino resta ed è pesante: sei anni e mezzo. Il destino dell'ex senatore berlusconiano, e poi di Ala, è segnato: lui ha già preparato la valigia e in serata raggiunge il carcere di Rebibbia.
Secondo l'accusa, l'istituto di credito toscano fu spolpato con una lunga serie di operazioni «anomale» e una gestione « ambiziosa e imprudente». In particolare, oltre la metà dei finanziamenti sotto osservazione furono convogliati verso il settore edile e il gruppo Btp di Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, pure condannati in secondo grado.
All'origine dell'inchiesta, la relazione, durissima, di Bankitalia che aveva portato nel 2010 al commissariamento dell'istituto, poi dichiarato insolvente e assorbito da ChiantiBanca.
E però dieci anni dopo, il procuratore generale della Cassazione Pasquale Fimiani aveva riletto a sorpresa con meno enfasi la vicenda, notando come nel tempo molti debiti fossero rientrati e il buco si fosse ridimensionato, senza contare l'evaporazione per prescrizione di alcuni addebiti.
Per questo, lunedì in udienza il pg non aveva chiesto una riduzione della pena, ma si era spinto oltre sollecitando addirittura un nuovo processo d'appello per mettere a fuoco i molti episodi controversi. Una requisitoria inattesa che aveva fatto sperare Verdini. Ma per la Corte quel ragionamento non vale: ecco dunque la sentenza finale.
Per lo storico consigliere di Berlusconi, la cui figlia Francesca è oggi fidanzata con Matteo Salvini, inizia un percorso dietro le sbarre.
Una lunga traversata nel deserto che potrebbe però essere meno impervia per ragioni anagrafiche: l'8 maggio l'ex parlamentare compie 70 anni e potrà chiedere la detenzione domiciliare.
«È di dominio pubblico - afferma Massimo Mallegni, commissario di Forza Italia per la Toscana - che io e Denis non ci siamo mai, o quasi, trovati sulla stessa posizione politica. Tuttavia ritengo questa sentenza, che rispetto, totalmente ingiusta e fuori da ogni logica. Sono amareggiato; se questo Paese non mette mano alla giustizia non avrà mai un futuro».
Parole simili a quelle di Osvaldo Napoli, deputato azzurro di lungo corso: «Sono profondamente dispiaciuto per la condanna. Denis è un uomo che ha dimostrato sul campo una grande capacità politica e organizzativa». Tranchant, Renato Brunetta: «Verdini è vittima di accanimento giudiziario». E la capogruppo azzurra alla Camera, Mariastella Gelmini: «Non sarà una sentenza a cambiare il mio giudizio su Denis Verdini, un uomo di valore e un politico capace»,
Durissimo, invece, sul fronte opposto, Alessandro Di Battista: «Mi rendo conto che abbiamo altro a cui pensare, ma questo è l'ennesimo esempio ( stavolta addirittura criminale), di commistione fra politica e finanza. Complimenti al centrodestra».
Toni che sembrano arrivare da un'altra epoca e da lontane illusioni giustizialiste.
Ma a Verdini questo non interessa: dopo aver consultato i suoi legali e preparato la valigia, l'artefice del Patto del Nazareno fra il Cavaliere e Renzi, raggiunge il carcere romano di Rebibbia: qui trascorrerà il suo lockdown dietro le sbarre.
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