"Misura impignorabile". Così il reddito di cittadinanza è blindato

I pentastellati presentano un emendamento al dl Sostegni. Il Reddito di cittadinanza non potrà essere aggredito dai creditori

"Misura impignorabile". Così il reddito di cittadinanza è blindato

Il reddito di cittadinanza diventa impignorabile. Un emendamento approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato blinda i percettori della misura pensata per garantire il sostentamento di chi si trova in difficoltà economiche. Ad aumentare le difese dell’assegno erogato dall’Inps ci ha pensato il Movimento 5 stelle; soggetto politico che può vantare la teorizzazione e l’approvazione del Reddito di cittadinanza. La novità arriva grazie a una modifica da inserire nel decreto Sostegni. Iunio Valerio Romano, capogruppo pentastellato nella commissione Lavoro di Palazzo Madama, si dice soddisfatto per il successo incassato durante l’iter di conversione del decreto: “Ho presentato questa modifica normativa, a costo zero, per fugare dubbi interpretativi ed evitare, come avvenuto recentemente, il pignoramento di questo fondamentale beneficio economico, che va incluso proprio tra i crediti impignorabili, definiti ed elencati dall'articolo 545 del codice di procedura civile”. Il senatore coglie l’occasione per rivendicare la portata della misura che ha segnato il programma politico del Movimento: “Sono davvero soddisfatto. Colmare questa vacatio normativa era assolutamente doveroso, anche in ragione della natura giuridica e della funzione sociale svolta da questo importantissimo aiuto economico di contrasto alla povertà, che grazie al Movimento 5 Stelle oggi viene erogato a circa 1,13 milioni di nuclei familiari e coinvolge una platea complessiva di 2,6 milioni di persone, di cui 662mila minorenni”.

I senatori si sono sentiti in dovere di intervenire forse in seguito a una recentissima decisione del tribunale di Trani. I giudici pugliesi avevano infatti giudicato pignorabile il reddito di cittadinanza. Scelta assunta per tutelare lo Stato – che potrebbe vantare crediti di natura fiscale verso un percettore del reddito – o, come nel caso esaminato a Trani, un coniuge divorziato. L’ordinanza del magistrato ha accolto il ricorso di una donna che non riceveva il mantenimento e ha stabilito che l’ex coniuge avrebbe dovuto utilizzare una parte del sussidio che riceve dallo Stato. Anzi, non lo farà lui direttamente: lo farà l’Inps, che tratterrà ogni mese dal reddito di cittadinanza l’importo fissato dal giudice e lo girerà all’ex moglie. Procedura sovrapponibile a quella messa in atto da chi pignora il quinto degli emolumenti erogati dall’ente di previdenza. Il tribunale di Trani ha legittimato la sua scelta richiamando la legge istitutiva del Reddito. Normativa entrata in vigore durante il governo gialloverde di Giuseppe Conte. L’ordinanza parla chiaro: “Il reddito di cittadinanza deve ritenersi pignorabile, stante l’assenza nel testo del decreto istitutivo di qualunque riferimento alla natura alimentare di detto reddito ed il carattere predominante di misura di politica attiva dell’occupazione”.

L’emendamento approvato a Palazzo Madama intende tutelare anche gli imprenditori.

Verranno infatti considerati impignorabili anche i bonus e i “ristori” riconosciuti a imprenditori e liberi professionisti nel corso degli ultimi mesi. I creditori non potranno quindi aggredire queste somme presenti nei conti correnti intestati alle imprese.

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