Separazione delle carriere: si parte

Chiusi i termini per le audizioni: oggi inizia l'iter. Sisto (Fi): "Legislatura giusta"

Separazione delle carriere: si parte
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Da oggi parte l'iter parlamentare della legge di riforma costituzionale che va a toccare l'articolo 87 riguardante la separazione delle carriere in magistratura. Ieri, infatti, si sono chiusi i termini per iscrivere i nominativi da convocare alle audizioni (che dovrebbero iniziare già la prossima settimana).

A fine maggio il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge che nella passata settimana è stato assegnato alla Prima commissione della Camera dei deputati. Una decisione che ha suscitato polemiche da parte dell'opposizione che sperava in una lettura congiunta con la Commissione giustizia.

Le nuove norme dividono la carriera dei magistrati giudicanti da quella dei magistrati requirenti fermo restando l'autonomia della magistratura da ogni altro potere. Secondo quanto previsto dai legislatori ci saranno due Csm, entrambi presieduti dal presidente della Repubblica. Si introduce anche il metodo dell'estrazione a sorte per parte dei componenti dei due organi che restano in carica quattro anni e non possono partecipare alla procedura di sorteggio successiva. Con le nuove norme, la giurisdizione disciplinare è attribuita alla neo-istituita Alta Corte disciplinare», composta da quindici giudici, tre dei quali nominati dal Presidente della Repubblica tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno venti anni di esercizio e tre estratti a sorte da un elenco di soggetti in possesso dei medesimi requisiti che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall'insediamento, compila mediante elezione nonché da sei magistrati giudicanti e tre requirenti estratti a sorte tra gli appartenenti alle rispettive categorie, con almeno venti anni di esercizio. L'Alta Corte elegge il presidente tra i giudici nominati dal presidente della Repubblica e quelli sorteggiati dall'elenco compilato dal Parlamento.

Il testo prevede, infine, che le leggi sul Consiglio superiore della magistratura, sull'ordinamento giudiziario e sulla giurisdizione disciplinare siano adeguate alle nuove disposizioni entro un anno dall'entrata in vigore della legge di riforma costituzionale.

Dopo il dl Giustizia, diventato legge mercoledì, la maggioranza continua a seguire il programma di governo proposto in campagna elettorale. L'iter questa volta sarà più lungo, visto che la riforma dell'articolo 87 della Costituzione richiede un percorso più lungo e articolato. «Siamo ottimisti - rassicura Giovanni Donzelli di Fratelli d'Italia -. C'è tutto il tempo per arrivare in fondo al progetto». Stesso ottimismo mostra l'azzurro Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia al Senato. «C'è tutto il tempo per completare il percorso della riforma - conferma il senatore azzurro -. Certamente è una nostra priorità e non demorderemo, abbiamo assunto un impegno con gli elettori»

«Per noi di Forza Italia è la riforma delle riforme - commenta il viceministro della giustizia Francesco Paolo Sisto (foto) -, tanto antica (la propugnava anche Matteotti nel 1911) da essere il futuro, per una giustizia davvero giusta. La scelta del governo di metterci la faccia la dice tutta sulla generale percezione dell'importanza della riforma.

Il testo è appena giunto nelle mani di Nazario Pagano, capace presidente della prima commissione Affari costituzionali alla Camera, e presto sarà posto all'ordine del giorno e trattato. I tempi? Questa è finalmente la legislatura giusta».

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