Ha promesso che non permetterà mai che Taiwan diventi la prossima Ucraina. Dice di voler garantire 50 anni di pace, migliorando le relazioni con la Cina e rilanciano l'economia dell'isola. Eppure, alla fine, il miliardario fondatore del colosso tecnologico Foxconn, Terry Gou, 72 anni, candidato alle presidenziali del gennaio 2024 a Taiwan e miliardario fondatore di Foxconn, il primo assemblatore di iPhone Apple nel mondo, ieri ha fatto un annuncio che ricorda proprio il caso Zelensky e la sua ascesa alla presidenza dopo un passato che nulla aveva a che fare con la politica. Gou ha infatti annunciato che correrà in tandem con Tammy Darshana Lai, 60 anni, attrice nella serie Netflix «Wave Makers», in cui ha interpretato il ruolo di candidata alla presidenza. Proprio come Zelensky, che prima di approdare nel ruolo di capo dello Stato a Kiev, era diventato famoso per la serie tv «Servitore del popolo», in cui vestiva i panni di un professore di liceo, eletto a sorpresa presidente.
«Non abbiamo nessun bagaglio politico ma siamo profondamente preoccupati per i bisogni della gente», ha spiegato il padre di Foxconn, che nel 2019 ha lasciato il ruolo di boss dell'azienda e questo mese quello di membro del Cda e oggi corre come candidato indipendente, dopo aver detto addio al Kuomintang, il principale partito d'opposizione taiwanese, detto anche Partito nazionalista cinese, sostenitore dell'unificazione con Pechino e nel quale si era candidato quattro anni fa per tentare la corsa presidenziale.
Se il profilo di Gou somiglia a quello di Donald Trump - un outsider della politica, con un patrimonio di quasi 7 miliardi di dollari e ambizioni che puntano a sparigliare i giochi elettorali - quello della sua annunciata vice, ricorda proprio il caso Zelensky. Un parallelismo di forma, non di sostanza, visto che i due prendono a esempio l'Ucraina per spiegare agli elettori quanto serva evitare lo scontro diretto con la Cina.
Definito un «vecchio amico» da Xi Jinping - il presidente della Cina che se lo tiene caro per aver dato lavoro a un milione e 200mila persone ed essere diventato il principale esportatore nella Repubblica popolare - il taiwanese Gou ha scelto una donna sotto i riflettori per tentare il colpaccio a Taiwan, la democrazia che si autogoverna dal 1996 ma che Pechino vuole «riunificata» e sulla quale si rischia una guerra con gli Stati Uniti. La serie Netflix in cui Lai ha recitato è diventata famosa anche per aver sollevato il filone taiwanese del #MeToo, denunciando aggressioni sessuali in ogni settore, inclusa la politica, e costringendo l'attuale presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, leader del Partito Progressista Democratico, a scusarsi e a promettere riforme.
D'ora in poi il gioco si fa ancora più duro. In ballo c'è il futuro dell'isola, con la Cina pronta «a scatenare la guerra» e già protagonista di minacciose esercitazioni militari nell'area. Il ministro degli Esteri taiwanese, Joseph Wu, a Elon Musk che l'ha definita di recente «territorio cinese», ha replicato: «Ascoltate bene, Taipei non fa parte della Repubblica popolare cinese e certamente non è in vendita».
Ma un miliardario e un'attrice famosa vogliono battere William Lai, il candidato del Partito democratico progressista che sostiene l'indipendenza da Pechino, e gli altri due oppositori in corsa. Con una promessa annunciata: «Evitare l'abisso della guerra con la Cina». E più probabilmente continuare a fare buoni affari con Pechino.
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