Si è parlato tanto di Mes in questi giorni ma la vera posta in gioco del Consiglio Ue è l'Ucraina. Non a caso, alle riunioni, hanno partecipato anche Zelensky e il segretario della Nato, Stoltenberg. L'obiettivo della Ue in questa occasione è quasi storico: siglare una duratura alleanza politica, e quindi anche militare, con il Paese invaso. Senza una garanzia a Kiev che, una volta raggiunto un accordo con Mosca, non sarà di nuovo attaccata dalla Russia, difficilmente si potranno intavolare una tregua o addirittura un trattato di pace. Come assicurarlo? Con il regime change, cioè detronizzando Putin? Ma poi, chi arriverebbe al suo posto? In un paese, la Russia, che, in un millennio, è stata democratica solo per qualche anno dopo la caduta dell'Urss, pensare che possa salire al potere un liberale, è piuttosto utopico. La volontà predatoria e imperialistica resterà. Allora occorre che l'Ucraina venga protetta con l'adesione alla Ue e alla Nato, esattamente come lo furono Polonia e Baltici, e ora Finlandia e Svezia. Senza questa assicurazione, Zelensky non potrà discutere alcun progetto di mediazione, e men che meno quello su cui Washington sta lavorando, cioè la soluzione «alla coreana». L'Ucraina deve entrare nella Nato, per far cessare la guerra, ma non può farlo finché sarà in guerra. A questa contraddizione si può ovviare in altro modo. Sul lato della Nato, prevedendo una forma di partnership con Kiev, che preluda al suo ingresso, una volta finita la guerra, come accaduto in passato. Sul lato europeo, deve esercitare la propria leadership la Ue, che ha al suo interno ben 22 paesi Nato. Essa deve porsi l'obiettivo di diventare adulta e la guerra all'Ucraina può essere un'occasione per dimostrarlo. Garantendo un aiuto militare quinquennale - il security commitments approvato ieri - e fornendo assicurazioni sul suo prossimo ingresso nella Ue, l'Ucraina potrà sentirsi più confortata, e magari cominciare a discutere di un accordo di tregua. Anche se la vera questione rimane quella Nato: un esercito europeo per ora non c'è, mentre quello dell'Alleanza atlantica è una certezza. Dunque i leader Ue dovrebbero adottare un passo più deciso per promuovere l'ingresso (o la partnership) di Kiev nella Nato. Qualche settimana fa Macron a Bratislava è stato esplicito.
È bene che lo sia ora tutta la Ue, senza rincorrere un Orbàn ormai cavallo di Troia moscovita. Ed è bene che la Ue lo sia, anche per fugare i dubbi Usa. Se riuscirà a compiere questo sforzo, l'Europa sarà un po' meno nano politico-militare e un po' più una comunità politica di destino.
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