La sfida di Orbán a Bruxelles: rispettare le libertà nazionali

Il premier ungherese attacca la Ue: "Modi colonialisti". E firma il patto dei sovranisti di Visegrad con Fdi e Lega

La sfida di Orbán a Bruxelles: rispettare le libertà nazionali

La guerra di Bruxelles contro i sovranisti si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo lo scontro con il premier ungherese Viktor Orbán al recente vertice europeo (Budapest è finita sotto accusa per la nuova legge che vieta ai minori l'accesso a fonti d'informazione riguardanti tematiche Lgbti), ieri ci sono stati nuovi attriti. Da un lato Orbán, che in un'intervista radiofonica ha definito «un approccio colonialista» le accuse dell'Ue all'Ungheria. «Non pensano nemmeno a quello che possono o non possono dire a proposito di altre nazioni e delle loro leggi», ha detto il premier magiaro. Budapest non è solo nel mirino per la norma a tutela dei minori, considerata discriminatoria verso il mondo Lgbti, ma anche sulla questione migratoria. Orbán ha criticato in particolare il premier olandese Mark Rutte, che aveva chiesto di cacciare l'Ungheria dalla Ue, perché ostenta un atteggiamento di superiorità verso gli ungheresi. «Tanti con un passato coloniale si portano appresso questo atteggiamento», ha sentenziato il leader di Budapest.

Ma l'Ungheria è sempre un vigilato speciale. Ieri il gruppo Renew (i centristi liberali, terza forza nell'Europarlamento) hanno chiesto la sospensione del Piano di ripresa e resilienza presentato da Budapest per il mancato rispetto del diritto Ue. «Pensiamo che la Commissione debba imporre delle condizioni all'Ungheria prima di approvare il suo piano» ha sostenuto Renew. «Gli Stati membri hanno espresso preoccupazione per quella legge, dovranno essere coerenti quando adotteranno il piano dell'Ungheria». Un'iniziativa non facile da portare a compimento. Il gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) appare compatto su certi temi e Orbán trova pure l'appoggio della Slovenia guidata dall'amico Janez Jansa, leader nazionalista e premier, che ha la presidenza di turno dell'Ue. Uno scenario che sta preoccupando Bruxelles, tanto che il presidente dell'Europarlamento David Sassoli ha invitato Lubiana a difendere i valori europei. «La presidenza slovena ha una grande responsabilità: difendere i valori europei e lo stato di diritto. I cittadini sloveni conoscono bene il valore dell'Europa e della libertà», ha dichiarato Sassoli.

Come andrà a finire? Sono molti i governi degli Stati membri che non gradiscono le interferenze di Bruxelles sulla legislazione nazionale, e a questi si aggiungono tutti quei partiti cosiddetti «sovranisti» che continuano ad avere un sempre maggior peso politico. Ieri, a questo proposito, tre gruppi della destra dell'Europarlamento, Identità e democrazia (di cui fa parte la Lega), Conservatori (con Fdi) e Fidesz, hanno sottoscritto la Carta dei Valori per disegnare un futuro diverso dell'Unione. Il vicepremier polacco e leader del Pis, Jaroslaw Kaczynski, ha preso le distanze dalla eccessiva «centralizzazione» che non ha niente a che spartire «con le intenzioni dei fondatori dell'Ue».

È in atto «una rivoluzione culturale ha spiegato Kaczynski - volta a distruggere le nostre strutture sociali correnti». Il vicepremier polacco ha fatto anche da sponda a Orbán, ribadendo che «il diritto alla supremazia nazionale è un diritto democratico fondamentale» e «la supremazia della nazione è supremazia della costituzione».

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