A mezzogiorno, all'arrivo dell'ufficiale giudiziario, Galeazzo Bartolucci avrebbe perso tutto: il negozio dove per anni aveva tenuto la sua bottega di antiquario, l'appartamento in cui viveva. Colpa delle difficoltà incontrate dopo che gli affari avevano preso ad andar male. E allora ha ucciso moglie e figlio prima di ammazzarsi, pur di risparmiarsi l'onta d'essere sbattuto per legge in mezzo a una strada.
Lo scenario che ieri ha fatto da cornice al risveglio di Ferrara s'è tinto di sangue e disperazione. Tra gli investigatori pochi dubbi, se non quasi per dovere d'ufficio, in ordine a movente e dinamica d'una tragedia familiare che racconta di un'Italia che ancora arranca sotto il peso della crisi che nell'ultimo decennio s'è portata via sogni e lavoro. Come quelli di Giovanni Bartolucci: proiezionista classe 1969, con la chiusura dei vecchi cinema cittadini nel 2006 s'era ritrovato disoccupato, con una malattia ormonale da combattere e gli anziani genitori da aiutare. «Lancio un appello perché si possa trovare un posto per me, visto che sono, anzi ero, il sostegno della famiglia», diceva attraverso i giornali del tempo. Parole cadute nel vuoto, tra i silenzi che già divoravano l'attività del padre antiquario.
Nel 2011 i creditori avevano pignorato casa e negozio, che da ultimo (lo scorso aprile) erano stati venduti all'asta. Da quella palazzina alle spalle della chiesa di san Paolo in cui avevano continuato a risiedere anche dopo il terremoto del 2012, sebbene per le scosse fosse stata dichiarata parzialmente inagibile, i Bartolucci sarebbero dovuti andar via il 4 agosto. Ma all'alba Galeazzo Bartolucci ha cambiato il copione che altri avevano scritto per lui: alle 6.30 ha impugnato una pistola a tamburo calibro 38 ed a dispetto dei suoi 77 anni non ha sbagliato mira.
Con un colpo a bruciapelo ha ucciso la moglie Mariella Mangolini, di quattro anni più giovane. Con altrettanta lucidità ha sparato al figlio. Scendendo in cortile ha dato alle fiamme le pellicole che Giovanni conservava in un vano a piano terra. Risucchiato dalle scale interne, il fuoco ha invaso il primo piano, ardendo vivi due gatti ma risparmiando i corpi esanimi di madre e figlio, anneriti e stesi che sembrava che dormivano. Così li hanno trovati i Vigili del Fuoco mentre poco distante, alle 7.30, gli agenti della questura lavoravano per dare un nome al cadavere ritrovato tra gli archi di via Boccacanale di Santo Stefano. Era quello dell'ex antiquario. Morti annunciate, che in qualche modo sarebbe stato possibile evitare? «I Bartolucci non si sono mai rivolti all'ufficio abitazioni del Comune», precisa l'assessore comunale al welfare, Chiara Sapigni.
Era invece aperta una pratica di accesso ai fondi post sisma. Un appuntamento (non il primo) per discutere della cosa era in programma ieri pomeriggio, ma pure quello è saltato per morte sopraggiunta, tutt'altro che naturale e imprevedibile.
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