Cingolani rivela: "Putin ci chiude il gas? Scattano questi protocolli"

A La Ripartenza 2022, l'evento ideato da Nicola Porro, si parla della crisi del gas e dei rischi per l'inverno che verrà. Sul palco Porro e Minzolini con il ministro Cingolani

Cingolani rivela: "Putin ci chiude il gas? Scattano questi protocolli"

È vero: in questi giorni fa un caldo infernale. Eppure l'inverno è vicino, troppo vicino. Ormai siamo alla corsa contro il tempo per riempire i depositi di gas che dovrebbero permetterci di mandare avanti le industrie e scaldare le case all'arrivo del freddo. La Russia sta riducendo al lumicino le forniture di metano, con la chiusura di North Stream 1 e la riduzione dei flussi. E l'Europa, per voce della Commissione Ue, avverte: bisogna prepararsi ad un blocco totale, a misure di contenimento dei consumi e - chissà - anche a lockdown energetici.

Di questo, e di come si può rendere immune l'Italia dalla dipendenza energetica dalla Russia, ne parlano Nicola Porro e Augusto Minzolini con il ministro della Transizione Energetica. Roberto Cingolani è chiamato a gestire forse la fase più difficile nella storia dell'approvvigionamento italiano: diversificazione, nuovi contratti da scrivere, i rigassificatori da comprare, le trivellazioni da far ripartire. E poi gli stoccaggi, il prezzo dell'energia, le bollette sempre più care. Senza contare che, dietro l'angolo, c'è sempre quella "transizione ecologica" da raggiungere con i complicati obiettivi del Fit for 55. Come ridurremo l'inquinamento? E, soprattutto: quanto ci costerà in termini di posti di lavoro persi, industria dell'automotive distrutta, dipendenza dalla Cina per le terre rare e le batterie delle auto elettrice?

Chiaro è che la prima domanda del direttore Minzolini non poteva non essere che sulla crisi di governo in atto. Niente di politico, visto che Cingolani è un ministro tecnico. Ma una preoccupazione pratica: con il governo dimissionario, cosa succede al gas? Ci saranno problemi sulla continuazione della diversificazione, sugli stock e tutto il resto? "No - risponde Cingolani - per rispetto al Presidente del Consiglio qualsiasi cosa io dica sarebbe fuori luogo. Dunque spettiamo fino a mercoledì. Però in tutto questo c’è anche il fatto che la situazione energetica nessuno la lascia. Io domani vado a Roma poi lunedì in Algeria a siglare l’ultimo accordo di forniture di diversifgicazione. La macchina dello Stato comunque non si ferma".

L'accordo con l'Algeria e gli stock

A proposito di Algeria. Come si fa l'accordo? "Lo Stato - spiega Cingolani - fa l'ombrello. Poi sono le aziende di settore a scrivere i contratti. La Russia ha chiuso un po' i 6 miliardi adesso, 18 miliardi nel 2023 e 25 miliardi nel 2024. Quindi la prima previsione macroscopica è che per la seconda metà del 2024 saremmo in grado di dire che, senza gas russo, saremmo in grado di averlo sostituito. Piccolo problema: intanto il 2024 è tra due anni. E poi c'è l'inverno. Nei mesi estivi di solito si fa lo stockaggio come riserva invernale. In modo che in inverno, durante i picchi di richiesta, uno preleva dalla riserva quello che non ha. E questa è la prima condizione per la sicurezza assoluta". E come siamo messi? "Stiamo procedendo secondo la tabella che ci deve portare al 90% intorno a ottobre. I nostri stoccaggi hanno superato il 65%". Quale è la difficoltà? "Con crisi del gas, il bene costa molto - ricorda il ministro - E c'è la corsa all'accaparramento. Gli operatori oggi devono sborsare cifre enormi: un anno fa si riempiva a 20 centesimi al metro cubo, oggi invece costa 1,5 euro. È aumentato fino a 7 o 8 volte".

La spada di Damocle di Putin

Se domani chiude Putin decidesse di chiudere tutto il gas? "Se domani passa da 30 a zero - dice Cingolani - avremmo un inverno dove dovremo fare del risparimio energetico, ma non una cosa catastrofica che colpisce il comparto industria. Esiste già un piano del Comitato di emergenza sul gas che ha una serie di protocolli che intervengono mitigando il danno. Lo tiriamo fuori nel momenti in cui servirà. La mia propenzione adesso è che non serva. Se domani succede, si può fare qualche risparmio: con 1 grado di tempratura in meno nelle case risparmiamo 2 miliardi di metri cubi di gas. E abbiamo deciso di prolungare la funzioanlità delle centrali a carbone di masssimo due anni".

Il tetto al prezzo del gas

Capitolo tetto al prezzo del gas, grande battaglia europea del ministro Draghi. "In questi giorni ci sono delle speculazioni sui prezzi della borsa in Olanda", spiega Cingolani. Senza governo, chi farà questa battaglia? "Noi andremo avanti sulla proposta di price cap, perché in Commissione europea se ne sta discutendo, ci sono i nostri documenti - dice Cingolani - Ormai i tempi sono maturi affinchè anche i Paesi più ricchi non si possono permettere di pagare così tanto l'energia. Non saremo noi? Sarà qualcun altro, ma vedrete che questa cosa andrà avanti". Si tratta di una smentita, almeno indiretta, a quanto detto oggi dal collega ministro Luigi Di Maio. Il quale aveva detto chiaramente che "se salta il governo Draghi salta il tetto massimo al prezzo del gas, ma questo vale anche per il cuneo fiscale e il salario minimo". Chi dei due ha ragione?

L'errore delle auto elettriche

Duro affondo sulle auto elettriche. "Immaginiamo di avere energia verde per ricaricare le batterie e che tutti i cittadini d'Europa possano comprare l'auto elettrica. Bene. Il problema è che gran parte delle terre rare sono tutte in Cina e in altri Paesi "complicati". La lezioni che abbiamo imparato dal gas, nel caso delle batterie, sarà complicata applicare". L'approccio Ue è "troppo chiuso", dice il ministro, "arriverà un momento in cui arriveranno altre soluzioni e non saremo pronti". E ha senso abbandonare il motore endotermico? "L'Europa mette l'ascticella del 2035 ma ci spiega anche come dobbiamo fare e questo non va bene. La transizione ecologica deve essere anche 'giusta', cioè sostenibile. Le persone rischiano di non farcela". Senza contare che in Ue ci sono solo 400milioni di auto e nel resto del mondo ce ne saranno 1 miliardi in giro nel mondo che continueranno a girare a benzina e diesel. La soluzione potrebbero essere i biocarburanti, che permetterebbero di tenere le stesse auto, gli stessi motori e le stesse pompe di benzina. Ma ridurrebbero comunque i consumi. "In questo modo riconverto il petrolchimico, permetto alle classi più povere di avere l'auto e consento una transizione più progressiva. E non fermo comunque nessuno sull'auto elettrica. Però sarà una transizione più giusta".

Investire sul nucleare

E il nucleare ci deve fare orrore? "Il Paese si è espresso - dice Cingolani - E io se volete dico la mia: io non investirei nelle centrali come quelle francesi. Non varebbe la pena. Ma trovo miope non investire in nuove tecnologie nucleari, che sono avversate dagli ecologisti, ma che andrebbero studiate". Una di queste sono i reattori nucleari, che già esistono, e su cui Bill Gates ci sta investendo.

Perché noi no? Certo, "magari non sarà una soluzione", ma "non va eliminata a priori". "Sul lungo termine credo che la fusione nucleare sia la scelta definitiva. C'è una accelerazione enorme, forse ci serviranno decenni ma prima o poi arriverà Bisogna investire".

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