Roma «È l'embrione di una politica sovranista», dice Giorgia Meloni commentando l'evento di ieri a Genova, accanto a Giovanni Toti. Assente Salvini ma solo perché il leader del Carroccio era sulla Piazza Rossa. Ma la prossima tappa, il 27 novembre a Roma, vedrà i tre ancora insieme. Come a Firenze. Ecco l'asse che si rinforza e che sfrutta la campagna del No per superare il più possibile le divergenze politiche. «Con Toti e Salvini ci lega la voglia di dare vita a una proposta politica chiaramente e fieramente alternativa a Renzi, fondata sui diritti dei cittadini italiani e sull'interesse nazionale», dice la leader di Fratelli d'Italia. E ancora: «Vogliamo avere idee chiare e persone credibili per affrontare la prossima stagione; passando per le elezioni primarie che sono lo strumento migliore per scegliere il portabandiera di questa nuova proposta».
Tema delicatissimo, quella della leadership. Salvini s'è già autocandidato; Meloni pure. E Forza Italia? Toti, padrone di casa, preferisce prima portare a casa il risultato del No al referendum: «Io candidato leader del centrodestra? Sto governando la Liguria: mi sono candidato l'anno scorso e l'anno prima alle Europee. Credo che il coraggio di candidarmi l'ho dimostrato. Non parlo e non parlerò di primarie del centrodestra prima del 4 dicembre».
Poi ci sarà tempo per affrontare uno dei nodi più ingarbugliati all'interno della coalizione: «Il giorno dopo la vittoria del No ci siederemo attorno a un tavolo. Ci dovrà essere una classe dirigente scelta dal basso; e un centrodestra capace di dare un senso di rinnovamento nella continuità di un'alleanza che ha ventidue anni di storia».
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