Dalla Russia con terrore. La strage della «Crocus City Hall» di Mosca ha risvegliato i fantasmi di Isis e Al Qaida. Due fantasmi che c'illudevamo di aver esorcizzato con la sconfitta dello Stato Islamico in Siria e in Iraq.
Così - nonostante la silenziosa eclissi dei «je suis...» spesi dal massacro di Charlie Hebdo in poi - paura e preoccupazione tornano a farsi strada. Anche perché quei morti c'insegnano che la mannaia del terrore calata su Mosca potrebbe tornare a colpire anche noi. I primi a saperlo sono i responsabili della nostra sicurezza convocati ieri al Viminale dal ministro degli Interni Matteo Piantedosi per una riunione del «Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica». Alla riunione, resa più urgente dall'approssimarsi delle festività pasquali, hanno partecipato, oltre al sottosegretario Nicola Molteni, i vertici delle Forze di Polizia e dell'intelligence.
Per quanto il motto dell'incontro sia stato «allerta senza allarmismo» la riunione si è concentrata sia sull'«analisi dell'attentato terroristico a Mosca» sia sull'aggiornamento delle misure di prevenzione antiterrorismo. Il tutto in un contesto reso minaccioso da tre fattori. Il primo è lo scontro tra Hamas e Israele accesosi dopo il 7 ottobre. Il secondo è l'instabilità di un Afghanistan in cui i talebani hanno ripreso i rapporti con Al Qaida, ma devono anche vedersela con un Isis Khorasan che controlla vaste zone e continua a mettere a segno sanguinosi attentati. Un'instabilità altrettanto preoccupante regna in quel Sahel dove il ritiro delle truppe francesi è stato seguito dall'avanzata di Al Qaida e Stato Islamico. Queste incognite, seppur geograficamente lontane, si saldano, in virtù dei flussi migratori, in un'insidiosa morsa.
La vampata d'odio generata dai bombardamenti su Gaza sta innescando il possibile ritorno al terrorismo dei palestinesi vicini ad Hamas. Il tutto mentre dalla rotta balcanica arrivano a Trieste e Gorizia migliaia di migranti partiti da una Turchia in cui si concentrano i flussi originatisi in Afghanistan. Ma lo Stato Islamico e Al Qaida sono presenti anche in quel Sahel da cui per tutto il 2023 sono partiti migliaia di disperati diretti verso la Tunisia e l'Italia.
«L'aggiornamento delle misure di prevenzione» - affrontato al Viminale riguarda soprattutto queste tre dimensioni. Ma particolare attenzione è stata a dedicata ai «lupi solitari» identificati come l'elemento più imprevedibile all'interno della galassia terroristica. Anche perché resta difficile distinguere i semplici fruitori della propaganda jihadista da quelli pronti a colpire. E infatti nella riunione si è evidenziata «l'importanza di proseguire l'attenta attività di monitoraggio, anche sul web... per l'individuazione delle eventuali situazioni di rischio». Dal 7 ottobre in poi questa attività di prevenzione ha portato all'espulsione per motivi di sicurezza di 47 soggetti, di cui 9 con provvedimento del Ministro dell'interno. Nel 2024, invece, i provvedimenti sono stati 23, di cui 5 emessi dal Ministro dell'Interno.
Un'operazione di filtro essenziale anche in vista delle Olimpiadi del 26 luglio a Parigi. Perché se le Olimpiadi rischiano di diventare un obbiettivo, l'Italia rappresenta una delle numerose piste lungo le quali potrebbero muoversi i potenziali attentatori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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