Dalle 8,57 di venerdì 9 agosto alle 19,30 di domenica 19. Nove giorni, dalla telefonata al 112 al ritrovamento del cadavere dell'escursionista francese Simon Gautier. Sarà un'inchiesta a dire se ha funzionato la macchina dei soccorsi. Per ora in attesa dell'autopsia che dirà se ha battuto la testa il primo esame sul corpo del 27enne trovato domenica sera in fondo a un burrone sulle alture di San Giovanni a Piro, ipotizzerebbe una morte a 40-50 minuti dalla telefonata d'aiuto. Dettaglio non da poco che smonterebbe le polemiche (soprattutto francesi) sui ritardi dei soccorsi. A causare il decesso sarebbe stata la frattura di una gamba che ha reciso l'arteria femorale. Da qui l'emorragia, prima di perdere i sensi, entrare in coma e morire. Il corpo ritrovato era in avanzato stato di decomposizione con una gamba fratturata e completamente girata, particolare che confermerebbe il repentino decesso.
E c'è già una prima ricostruzione. Il ragazzo precipita una prima volta e - cosciente chiama il 112. Subito dopo c'è una seconda caduta, stavolta fatale. Tra una caduta e l'altra, spiegano i carabinieri, i soccorritori provano a contattarlo via cellulare. E comunque, riferisce il direttore del 118 della Basilicata, Serafino Rizzo, un'ambulanza parte da Lagonegro un'ora e 40 minuti dopo la richiesta d'aiuto. Di più non si poteva fare. Una storia che ricorda quella dell'escursionista statunitense Aron Raiston che nel 2003 rimase incastrato nelle rocce dello Utah senza aver comunicato l'escursione a nessuno. Raiston però si salvò staccandosi il braccio dopo una settimana di sofferenze inaudite.
Anche Simon, da due anni a Roma per un dottorato in storia dell'Arte, non aveva lasciato detto dove si sarebbe incamminato, e tutto ciò che ora sappiamo lo dobbiamo alle indagini e alle testimonianze. Intanto ieri è stata aperta una doppia indagine da parte delle procure di Valle della Lucania e Lagonegro per accertare eventuali ritardi dei soccorsi. Ritardi, smentiti immediatamente dalla prefettura di Salerno, ma che in Francia sono già una certezza. Parenti e amici parlano di «una morte assurda» e rivendicano il fatto che il primo elicottero si sia messo in volo solo dopo le 12 del 10 agosto. Per la stampa francese Simon avrebbe sbagliato lasciando il percorso ufficiale, affrontando un sentiero franoso, battuto solo da animali. Ma l'Italia avrebbe disatteso la direttiva Ue del 2009 sul sistema di geolocalizzazione delle chiamate d'emergenza. Una tecnologia utilizzata in 12 Paesi europei tra cui la Francia. Accusa cavalcata dai cugini d'Oltralpe soprattutto dopo la denuncia del presidente dell'associazione italiana sistema 118, Mario Balzanelli. «C'è un decreto ministeriale non applicato - spiega - per geolocalizzare la gente scomparsa e, magari, salvarla. Oltretutto il 112 come numero unico per le emergenze fa acqua, lo smistamento fa perdere tempo». «Per le ricerche gli italiani si sono serviti dei ripetitori scrive Le Figaro - sistema antico e poco efficace in zone inabitate e senza antenne». Simone era arrivato a Scario per un'escursione. Zaino in spalla, si era comprato qualcosa da mangiare e si era incamminato verso la spiaggetta della Molara. In mente una camminata tra rocce e sentieri non segnalati. Non dice dove va, neanche a che ora partirà. Gli amici a Roma sanno solo che è nel Cilento. Arriviamo così al periodo tra il 14 e il 17 agosto quando il caso conquista le prime pagine dei giornali e il tam-tam mediatico aiuta le ricerche. Alcuni testimoni lo vedono.
Intanto i carabinieri visionano i filmati delle telecamere fra Policastro e dintorni: si imbattono nell'immagine di Simon che esce dal minimarket. C'è la certezza che giovedì 8 è in zona. Un binocolo inquadra una cosa nera. Il drone restituisce l'immagine di uno zaino. Tempo di calarsi in fondo al burrone e arriva la conferma: è quello di Simon. E c'è anche lui.
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