«Ci sono dietro i poteri forti, la finanza...». C'è un nome che ricorre nei ragionamenti sulla guerra interna in Veneto, quello di Corrado Passera. L'ex banchiere ed ex superministro del governo Monti ha da poco lanciato il suo partito, «Italia Unica», posizionandolo nell'area moderata ma non di sinistra (non renziana), centrodestra ma non destra (tantomeno salviniana). Insomma quell'area affollata di aspiranti leader provenienti dagli smottamenti dentro i partiti, da Forza Italia (Fitto) fino a Flavio Tosi, in rotta con la Lega di Salvini. Ed è proprio in questo incrocio che i sospetti leghisti intravedono l'ombra di Passera. Si mormora di telefonate, trame, si ricordano le volte che il sindaco di Verona è stato ospite per presentare il libro di Passera. E poi il ruolo di Verona nella geografia del potere bancario (Fondazione Cariverona è azionista Unicredit).
Un feeling personale nato da una collaborazione fruttuosa, per la città di Verona, quando Passera era ministro delle Infrastrutture e sbloccò un'opera da 130 milioni. E poi da lì saldata sul terreno comune, con apprezzamenti come quello di Tosi a Rimini per il Meeting di Cl: «Con Passera c'è un rapporto di stima. È una persona coerente, mi piace il suo modo di fare, lancia un sasso nello stagno e vediamo chi nel centrodestra ci starà» disse il sindaco di Verona. E nella pagina Facebook della fondazione «Ricostruiamo il Paese» si legge: «Con Passera dobbiamo costruire un'alternativa. Per ripartire bisogna riunire la gente per un progetto popolare e liberale».
Dietro la rottura con la Lega di Salvini (detestato da Passera, pienamente ricambiato) si legge dunque un disegno comune ai due, con Tosi che studia un nuovo approdo fuori dal Carroccio e Passera che lavora per guadagnare spazio politico, come aggregatore di delusi e dissidenti del centrodestra. Anche perché c'è un fattore, condensato in una battuta maligna («il partito di Passera ha più soldi che voti»), che però ha anche una lettura attraente. Le risorse economiche, in tempi magri per il finanziamento pubblico, che sembrano non mancare all'Italia Unica di Passera. L'ex ad di Intesa San Paolo nella prima fase ha finanziato l'associazione aprendo il suo portafogli personale, adesso punta sull'autofinanziamento tramite cene di fund raising . La campagna pubblicitaria per il lancio del partito, con cartelloni, manifesti sugli autobus, pagine sui giornali, è costata 155mila euro, «totalmente finanziati dai fondatori del partito» spiegano da Iu. E se la linea ufficiale è di non allearsi con nessuno, di lavorare per andare da soli alle prossime politiche, filtra anche una versione più pragmatica. Passera avrebbe infatti confidato ai suoi che se Tosi strapperà - com'è probabile - con la Lega e farà una sua lista per le regionali in Veneto, Italia Unica darà un contributo alla campagna del sindaco di Verona. Senza presentare direttamente il suo simbolo, perché non è previsto per le competizioni regionali (in quanto se ne propone l'abolizione), ma con una convergenza di forze e pure di qualche candidato) su Tosi. Col quale condivide il medesimo giudizio su Salvini: «Vuol fare il Le Pen italiano, il suo è un estremismo pericoloso» dice Passera a Linkiesta . Ma gli sguardi affettuosi sono anche per Fitto, anima inquieta di Forza Italia.
I due si sono scambiati complimenti negli ultimi tempi. «Nessuna preclusione per Passera in una alternativa di governo» spiegava Fitto dopo un incontro con l'ex banchiere. «Capisco il suo disagio dentro Forza Italia» accarezzava l'altro. Grandi manovre al centro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.