Sinistra a pezzi tra mandati e Regioni

Difficile accordo sui presidenti coi grillini. Bonaccini stoppa la Schlein e chiede il tris in Emilia

Sinistra a pezzi tra mandati e Regioni
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Il day after della gita a Gubbio per Schlein e compagni è da incubo. Risse e tessere fantasma infiammano il Nazareno. Il veto di Chiara Appendino sull'alleanza tra Pd e M5s alle regionali in Piemonte, dove si voterà il prossimo mese di giugno, rischia di far saltare in aria il campo largo. Domani gli emissari di Conte e Schlein si vedranno per la terza volta nell'ultimo mese, provando a individuare una via d'uscita. Il Pd mette sul tavolo la candidatura di Chiara Gribaudo. Ma dal fronte dem trapela scetticismo «Appendino sta sabotando l'accordo, vuol far saltare tutto». La tensione è alle stelle. E si allarga anche nelle altre regioni al voto. In Basilicata lo schema si ripete. Il Pd lancia la candidatura dell'imprenditore Angelo Chiorazzo, vicino agli ambienti cattolici. Profilo bocciato dai 5S che rilanciano con la richiesta di primarie. In Abruzzo il discorso è chiuso sul nome di Luciano D'Amico. Nelle altre regioni è un supplizio. Da Nord a Sud, Schlein e Conte non riescono a mettere in piedi una coalizione. A Firenze il partito democratico, per il dopo Nardella, punta sull'assessore Sara Funaro. Il M5s corteggia il professore Tommaso Montanari. Si tratta di una zuffa continua. Anche nel capoluogo toscano l'alleanza giallorossa si sgretola. La terza gamba del campo largo, Carlo Calenda, si muove in totale autonomia. In Sardegna appoggia Renato Sorù, in Basilicata vorrebbe riproporre la candidatura di Marcello Pittella. Mentre Renzi sembra interessato all'accordo unicamente nella sua città, Firenze. In casa Pd però i guai per Elly Schlein non arrivano solo dal versante delle alleanze. Ora in Campania c'è una nuova grana pronta a esplodere: le «tessere fantasma». Riecco i cinesi. La segreteria nazionale ha disposto, per evitare il boom farlocco, l'ordine di effettuare il tesseramento solo sulla piattaforma online. Esautorando di fatto le federazioni locali. Scatta la rivolta. Un blitz di Schlein. Che però apre un nuovo fronte caldo con il governatore De Luca. Resta da sciogliere il nodo principale: la candidatura della segretaria alle prossime elezioni europee. È la partita delle partite. Ieri è arrivato un altro stop. Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna e sfidante di Schlein alle primarie, è netto: «Noi siamo un grande partito, che ha una classe dirigente nei territori molto robusta, se Schlein si vuol candidare ci mancherebbe altro, ritengo che candidarsi in tutte e cinque le circoscrizioni, come ha detto Prodi, non sia quello che attiene a un partito plurale, come il nostro». La segretaria resiste al pressing. Vuole essere in campo, immaginando la prima sfida a viso aperto con Meloni. E nel frattempo si prepara alla sfida tv. Ma sul Nazareno piomba un altro missile.

Bonaccini esce allo scoperto e chiede il via libera al tris: «Nel momento in cui stanno decidendo il terzo mandato per i Comuni sotto i 15mila abitanti, che sono il 90%, non si comprende perché non debba esser esteso anche a tutti i sindaci e presidenti di Regione. Mi parrebbe una cosa che attiene alla logica e al buonsenso». Una battaglia nella quale Bonaccini ha due alleati, De Luca ed Emiliano, che fanno tremare i polsi alla segretaria.

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