La cerimonia è tornata a casa. Nello stadio. Fa effetto e rabbia pensare che fosse stata sfrattata, per di più da un impianto meraviglioso come lo Stade de France. Emmanuel Macron qui accanto, superata la transenna, nel palchetto d'onore non si accorge dei bicchieri in decomposizione dopo due sorsate in onore del riciclabile a tutti costi anche prima dell'uso. Vedono tutto invece le guardie del corpo che proteggono lui, il principe di Monaco Alberto e tutti gli altri notabili. Non c'è una nuvola, stavolta. Su nel cielo solo elicotteri. Leon Marchand, 4 ori nel nuoto, eroe di Francia, accanto alla mongolfiera braciere si muove impacciato in giacca e cravatta. Meglio torsonudo. Come per magia, è un click del computer, il braciere si spegne e la fiamma passa in una dorata lanterna da campeggio. Regista dell'adieu France olimpico è ancora Thomas Jolly che vive sotto scorta da 15 giorni, da quando ha messo in scena una cerimonia di apertura che dal Vaticano ai vescovi francesi ha offeso parecchia gente. Chiaramente non è sotto scorta perché qualche vescovo voglia mazzolarlo, ha offeso e alterato animi anche altrove. Per la verità, pure il Cio non ha gradito la poca cura mostrata per gli atleti durante il capodanno chiassoso della cerimonia d'apertura lungo il grande fiume.
Si aprono le porte. Rieccoli. Gli atleti, prima timidamente e poi via via più festanti, si riappropriano di casa loro. E ti domandi il perché di tutto quel cinema lungo la Senna; qui, solo qui, devono muoversi e sventolare le bandiere. L'Italia sfila di coppia, all'insegna dell'amore e di una promessa: Gregorio Paltrinieri con la compagna Rossella Fiamingo. L'ha detto il presidente del Coni Malagò, «Greg ha tutti i presupposti per poter fare il portabandiera a Los Angeles 2028». Già, terza volta per la città degli angeli, come per Parigi. A tarda serata ci sarà Hollywood sul palco con H.E.R che canta e commuove, per la verità ci sarà Hollywood anche e soprattutto in cima allo stadio, mission impossible Tom Cruise che si butta giù attaccato a un cavo d'acciaio e piomba fra gli atleti, prende la bandiera olimpica, monta in moto e via... poi sarà un film già pronto che lo porterà fino a Los Angeles. Abbiamo capito che Giochi saranno, i prossimi.
Atleti comunque di nuovo al centro allo Stade de France, finalmente padroni di casa, riammessi alle olimpiadi dopo essere stati messi da parte, caricati all'apertura su barconi che evocavano cose tristi, ospitati in edifici malsani nel villaggio. Ottocentocinquanta medaglie assegnate per 85 Paesi, atleti già star, atleti diventati star, atleti sconosciuti assurti a simboli per i loro Paesi. È il caso di Imane Khelif, la pugile intersessuale campionessa olimpica nei 66 kg, al centro delle polemiche di queste settimane dopo il match con la nostra Carini. Imane entra nel cuore dello Stade de France e subito i maxi schermi la riprendono, meno clamore per l'altra pugile di Tapei, intersessuale come lei, oro come lei, e portabandiera come lei.
La cerimonia è tornata a casa, però inizia lo show vero, quello dove Thomas Jolly dà il meglio o il peggio, questione di punti di vista. Cala dal cielo un viaggiatore cavaliere dorato perché si è perso lo spirito olimpico, è tutto scuro, lui deve ritrovarlo, porta con sè il tributo suggestivo alla Grecia, la bandiera, fra gli atleti assiepati ai lati scendono altri uomo ragno stavolta scuri. Però, diamine, qui è tutto cupo, non si vede nulla, speriamo che torni presto lo spirito olimpico.
Le luci si riaccendono, lo spirito olimpico è riapparso. Il presidente del Cio Bach parla a lungo poi dice l'unica cosa di cui c'è bisogno: «I Giochi non creano la pace, ma possono far crescere la cultura della pace». Alla prossima.
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