"Sistema" di scommesse illegali: Indagati 12 calciatori di Serie A

Inchiesta della Guardia di Finanza di Torino: sequestro preventivo di 1,5 milioni Il ruolo chiave di Tonali e Fagioli: i due centrocampisti procacciavano le "vittime"

"Sistema" di scommesse illegali: Indagati 12 calciatori di Serie A
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Certo, c'è la solita noia interminabile dei ritiri: che i campioni di una volta sconfiggevano giocando a biliardo, e i campioni oggi dilapidando fortune nelle scommesse e nel gioco d'azzardo. Ma nella nuova inchiesta della Procura di Milano sul lato oscuro del nostro calcio c'è di più: la trasformazione dei calciatori - e si parla di calciatori di vaglia - in procacciatori d'affari per i capi del gioco clandestino. Sono Sandro Tonali e Nicolò Fagioli a fare dei compagni di ritiro i polli da spennare. Sono loro a occuparsi di riscuotere i debiti per conto dell'organizzazione. Giovanotti superpagati che si trasformano in emissari del racket.

L'inchiesta condotta dalla Guardia di finanza milanese, che ha ereditato un troncone partito da Torino, ieri porta a indagare i cinque capi dei siti illegali su cui viaggiavano le scommesse: il numero uno Tommy De Giacomo, figlio della titolare di una sala Snai, e la sua spalla Patrick Frizzera, ma anche il personaggio che li introduce nel mondo del pallone: Pietro Marinoni, arbitro di mediocre livello, ma grande conoscitore dei segreti degli spogliatoi. Tonali e Fagioli vengono indagati come procacciatori d'affari. E poi c'è il lungo elenco dei trentacinque scommettitori individuati: tra questi nazionali come Raoul Bellanova e Nicolò Zaniolo, gli juventini Weston McKennie e Angel Di Maria, il portiere bianconero Mattia Perin.

Inedito il sistema di riscossione delle «poste»: una gioielleria di Milano, la Elysium, era diventata lo schermo per i versamenti da parte degli scommettitori. Quando il debito accumulato superava la soglia concessa, i calciatori «compravano» Rolex: che in realtà non vedevano nemmeno, o che pagavano il doppio del valore di mercato. E la grana finiva nelle tasche di Tommy De Giacomo. Quando i soldi tardavano ad arrivare, De Giacomo sapeva come richiamare i debitori all'ordine: «Tommy si è alterato (...) non mi ha mai fatto minacce esplicite - racconta Zaniolo - ma sapeva la mia identità ed io sapevo perfettamente che avevo giocato su piattaforme illecite e che dietro potevano esserci persone pericolose».

Alcuni dei calciatori ammettono solo di avere giocato d'azzardo, a poker o alla roulette; alcuni confessano di avere puntato anche sulle partite di calcio, pur sapendo che per loro è proibito; solo Tonali ammette persino di avere puntato su alcune partite in cui era in campo lui. Ma tutti escludono di avere alterato il corso delle partite per adeguarsi ai desideri dei bookmaker clandestini. Non siamo, almeno per ora, di fronte a una nuova edizione di Calciopoli, alle partite truccate su ordine dei cartelli indonesiani e con la complicità di intere squadre, allenatori compresi. Ma è chiaro che per gli investigatori ora è inevitabile andare a rileggersi le cronache delle partite su cui piovevano le puntate.

Le chat intercettate dalle «fiamme gialle» raccontano un mondo dove - nonostante gli scandali degli anni passati - l'abitudine al gioco è quasi un'ossessione condivisa, «ho cominciato perché lo facevano tutti», dice uno dei rei confessi. Neanche il ritiro della Nazionale è immune dalla smania per l'azzardo. E tra i diversi siti illegali parte la caccia per conquistare la vittima migliore, quella che spende più allegramente. Gli inquirenti definiscono questa tattica «accerchiamento». Uno dei bersagli è lo juventino Weston McKennie, «ma il buon Weston perché non me lo fai prendere - dice De Giacomo a Fagioli - che l'altro giorno ha mandato la foto che ha vinto al casinò»: Fagioli esegue.

E quando Bellanova prende «due o tre sberle di fila», Fagioli ride: «Sai qual è il bello? Che gliel'ho consigliato io».

Chiamati dalla Finanza, i calciatori si difendono proclamando la propria ignoranza. O dicendo «guardate, io ho sempre perso»: come spiega Zaniolo come per scusarsi.

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