Slitta al prossimo Consiglio dei ministri il provvedimento del governo sugli affitti brevi. Dopo le divisioni emerse in maggioranza, con il freno del leader della Lega Matteo Salvini, nel cdm di ieri il dossier è solo stato portato a un giro di tavolo tra i ministri. Viste le frizioni sul contenuto del pacchetto che vuole riordinare in modo uniforme il mercato degli affitti brevi, si dovrebbe accantonare l'ipotesi di un decreto legge per affidare le nuove norme a un ddl.
«Non capisco chi parla di decreto legge sugli affitti brevi - ha detto ieri sera la titolare del Turismo Daniela Santanchè - visto che io sono il ministro e ho sempre detto che doveva essere un disegno di legge. Mi sto molto impegnando su questo argomento, che ci voglia una regolamentazione è cosa certa ma certamente non ho mai parlato di decretazione d'urgenza. L'ho sempre detto: è una materia complicata, dove nessun altro ha mai voluto mettere le mani. Non è una questione di governo, è giusto che lo faccia il Parlamento e che si arrivi a un testo condiviso. Oggi il tema in Cdm non era all'ordine del giorno e non ne abbiamo parlato proprio».
La bozza trapelata nei giorni scorsi così come scritta dal ministero del Turismo aveva irritato il vicepremier Salvini. E le sue parole di fatto hanno sbarrato una strada che sembrava in discesa per il pacchetto della ministra, contenente una disposizione più divisiva di altre: il numero di notti per cui si può rientrare nella categoria di affitti brevi. Non meno di due consecutive, nei Comuni capoluogo delle città metropolitane, «fatta eccezione per l'ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare con almeno tre figli». È il cosiddetto «Minimum stay». Così, per i soggiorni di una notte l'unica soluzione saranno le strutture alberghiere. Nel testo erano previste multe fino a 5mila euro. Scende, inoltre, da cinque a due il limite di immobili che lo stesso proprietario può dare in locazione breve con la tassazione con cedolare secca. E se lo stesso soggetto vuole affittarne più di due, deve aprire la partita Iva perché è considerata un'attività economica. Prende le distanze anche Forza Italia: «Ognuno deve essere libero di decidere come mettere a reddito il proprio immobile. Ogni cittadino ha il diritto di decidere se mettere in affitto un appartamento di sua proprietà a breve, a medio, o a lungo termine, in base alle proprie esigenze, non sono lo Stato o il Comune a deciderlo. Altrimenti non è più proprietà privata, ma semi-pubblica», dice l'azzurra Deborah Bergamini. Le categorie restano critiche, su entrambi i fronti, anche quello della concorrenza alberghiera che vorrebbe una linea più dura. Per Assohotel Confesercenti «esiste un problema di squilibrio evidente - in termini di oneri fiscali e normativi - tra le diverse forme di ricettività. È necessario eliminare ogni incertezza normativa ed ogni forma di concorrenza sleale. Le attività imprenditoriali vere sostengono costi maggiori per essere in regola con la normativa e sono sottoposte ad un prelievo fiscale più oneroso. Negli ultimi dieci anni sono scomparsi 2.790 hotel a uno e due stelle, perlopiù alberghi e pensioni a gestione familiare».
Ma in vista di una imminente approvazione in cdm, protestano anche 14 associazioni tra proprietari, intermediari immobiliari, operatori e gestori di affitti brevi. Soprattutto per gli oneri derivanti dalle nuove disposizioni sulla sicurezza. Nel ddl infatti dovrebbero rientrare gli obblighi per i proprietari degli immobili destinati agli affitti brevi di dotarli anche di dispositivi antincendio e rilevatori di monossido. Per l'Aigab, «vengono introdotte incomprensibili restrizioni dirette volte a rendere meno conveniente il ricorso a questo strumento o rendere più complicata la vita del proprietario». Di più, «è un testo illiberale e, sotto molti profili, incostituzionale». Si punta a intervenire con limature, per placare le tensioni in maggioranza. Si punta a intervenire con limature, per placare le tensioni in maggioranza.
Quanto alle polemiche sull'ipotetico condono, evocato
sempre da Salvini, interviene Fdi: «Il riferimento è stato quello a una regolarizzazione di interventi di difformità minimali sotto il profilo edilizio», presume Tommaso Foti. Comunque, «uno lo formalizzi poi lo si leggerà».
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