Vorrebbero avere una vita sana, «analogica», vera, fatta di sport, di cibo, di amici in carne e ossa. Ma non ci riescono, come se fossero zombie legati a doppio filo ai loro telefoni. I giovani tra i 10 e i 24 anni hanno maturato una vera e propria dipendenza: vorrebbero smetterla con social, scrolling compulsivo e video ma è una attimo che si trovino risucchiati dallo schermo a buttare via le ore e a intossicarsi. Alla sera si sentono sfiniti senza aver fatto nulla. E tristi, perché si sono fatti condizionare da quel che hanno visto, come se la realtà fosse lì.
È un quadro che fa rabbrividire quello emerso dall'indagine condotta dall'associazione nazionale Di.Te. (Dipendenze tecnologiche, gap e cyberbullismo) in collaborazione con il portale studentesco Skuola.net su un campione di 2.510 ragazze e ragazzi. I dati raccontano di giovani sempre più isolati. La ridotta capacità di relazionarsi «vis a vis» si riflette in una preoccupante assenza di amici in carne ed ossa: il 26,8% non ha legami significativi coltivati regolarmente con incontri al di fuori delle piattaforme digitali. E nell'incapacità di uscire di casa: il 14,4% spesso, se non sempre, fa fatica a incontrare i propri amici dal vivo. «Questi dati - sottolinea Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, presidente dell'associazione Di.Te. - ci restituiscono il ritratto di una generazione consapevole dell'importanza delle relazioni autentiche e delle buone abitudini, ma al tempo stesso immersa in una realtà che amplifica insicurezze e solitudini».
I social influenzano stati d'animo e percezioni del sé. «In questa pericolosa deriva, l'influsso del digitale è evidente: il 49,3% dei giovani ammette di sentirsi influenzato da ciò che vede sui social media, mentre il 34,2% si sente spesso triste o insoddisfatto dopo un uso prolungato delle piattaforme sociali» avverte l'indagine.
«Qui sta la chiave - commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net - dell'apparente contrasto tra la ricerca del benessere fisico e il malessere mentale: infatti il 36% del campione ammette che il rapporto con il proprio corpo è legato a doppio filo con i modelli proposti dai social. Anche la ricerca di un 'fisico da post' fa parte degli effetti della dieta digitale». Ma non basta: «La cura per questi stati d'animo viene cercata nella loro causa. Spesso, infatti, si visitano i social per gestire gli stati d'animo come tristezza o rabbia (58%) oppure frustrazione/delusione (54,4%)» rimarca l'indagine.
C'è un effetto a catena deleterio che ha ricadute oltre l'esperienza online. «Il passaggio più preoccupante della ricerca - avverte Lavenia - è legato a un altro aspetto: la gestione delle emozioni e la percezione del domani. Il 62,3% delle ragazze e dei ragazzi, infatti, confessa di fare fatica a immaginare la propria vita futura. Una difficoltà che, peraltro, cresce con l'età. Viviamo in un'epoca in cui tutto è istantaneo, e questa immediatezza sembra soffocare la capacità di progettare a lungo termine. I social, che dovrebbero essere uno strumento, diventano spesso un rifugio che però amplifica frustrazione e insoddisfazione».
La percezione dell'influenza (negativa) dei social varia notevolmente tra i generi: se tra la ragazze è il 65% a sentirsi
condizionata da ciò che vede online, tra i ragazzi ci si ferma al 31%. Per questo, secondo lo psicologo Lavenia, «è fondamentale lavorare su percorsi educativi che aiutino le ragazze a sviluppare una maggiore autostima».
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