Le partite iva che aprono e chiudono in un battibaleno se la vedono male. La promessa del centrodestra, e di Fdi nello specifico, si è declinata sul concreto. E oggi viene rivendicata. Sono infatti 1200 le partite iva chiuse, dopo le disposizioni dell'Agenzia delle Entrate, perché operative secondo lo schema individuato dalla scorsa legge di bilancio. E ci sono pure 500 società. Il tutto con due miliardi di fatturato. Tra i primi a rivendicare il risultato, Lucio Malan, capogruppo al Senato di Fdi. «La vicenda si riferisce alle cosiddette società apri e chiudì che, appunto, aprono e chiudono nel giro di pochi mesi per poi sparire nel nulla con un danno enorme sia per le casse dello Stato perché non versano un euro al fisco, sia per i fornitori i cui prodotti e servizi restano non pagati. La conseguenza sono miliardi di euro di evasione e aziende oneste in difficoltà», ha chiosato. «Mentre per la sinistra il contrasto all'evasione è perseguitare indiscriminatamente i contribuenti, magari anche solo in difficoltà, per Fdi questo è il vero contrasto e soprattutto manteniamo l'ennesimo punto del nostro programma», ha aggiunto Marco Lisei, senatore di Fdi. E Francesco Filini, deputato meloniano, ha tuonato contro la narrativa dell'opposizione: «Le ridicole accuse di strizzare l'occhio agli evasori fatte dall'opposizione cadono di fronte ai fatti concreti del governo. Chi ha causato truffe milionarie con bonus edilizi allegri e sussidi di cittadinanza distribuiti come coriandoli, per decenza dovrebbe tacere almeno per un decennio».
La sensazione è che i numeri possano crescere ancora, con le denunce della Guardia
di Finanza che hanno già contribuito, nel tempo, a svelare un quadro su cui il governo Meloni ha deciso d'intervenire con prontezza. Il tempo in cui questo obiettivo è stato raggiunto corrisponde del resto a soli due mesi.
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