Una cena segreta con la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, che il milieu travaglian-grillino continua a considerare come un avvocato a libro paga di Berlusconi. Poi un'intervista al Corriere per lodare il «grande senso di responsabilità verso le istituzioni di Forza Italia». Da giorni Luigi Di Maio si è concentrato a inviare segnali di attenzione nei confronti del partito di centrodestra che più si è mostrato disponibile a collaborare con il governo per superare l'emergenza Covid. Il ministro degli Esteri non vuole cooptare l'opposizione (cordialmente ricambiato) né tanto meno trovarsi costretto a sacrificare qualche imbarazzante ministro grillino (da Bonafede ad Azzolina) come pegno da pagare al coinvolgimento del centrodestra. E fino a qui il linguaggio della politica, per quanto contorto, appare piuttosto decifrabile.
Ma i piani dell'ambizioso politico campano, 34 anni e una collezione impressionante di cariche istituzionali, non si esauriscono con una delle tante interviste di giornata. Nel supermarket dei parlamentari 5 Stelle, che andava dal bullo dei centri sociali al miracolato con la terza media, Di Maio si è voluto contraddistinguere già dai primi tempi per il taglio borghese e rassicurante. «Sempre in giacca e cravatta, lui si sente davvero vicino al mondo produttivo» ricordano gli amici di vecchia data. I quali rammentano pure come nel settembre 2019 si giocò il rapporto preferenziale con Conte, nel governo con la Lega, quando attaccò duramente il premier sul taglio del cuneo fiscale che rischiava di gravare sulle partite Iva. Non fu uno scontro indolore, tanto che solo negli ultimi tempi Conte si è riavvicinato al suo ex capo politico di riferimento, smussando anche punte sgarbate nei suoi confronti.
In bonus con Palazzo Chigi, Luigino ha ricucito anche il rapporto con il presidente della Repubblica che gliel'aveva giurata dopo la goffa richiesta di impeachment della primavera 2018, durante le fasi concitate della formazione del governo Conte I con M5s e Lega. Le relazioni non saranno preferenziali ma per lo meno vengono definite «fluide» dai vari ambasciatori di Palazzo che hanno riavvicinato Mattarella al titolare degli Esteri.
E Salvini, l'ex socio di maggioranza? Non risultano contatti, in Parlamento tutti giurano che non si sentono più dall'estate sciagurata del Papeete. Si ritorna così all'attivismo odierno verso di Forza Italia, con cui Di Maio ha in comune l'amato colore azzurro del suo Napoli. Mentre il grillino Morra ancora nel 2020 si ostina ad accostare i berlusconiani alla mafia, il capo della Farnesina ha un'idea diversa. «Ci sono persone molto stimabili, il dialogo con loro è importante» ripete spesso. Dal suo cellulare partono telefonate regolari verso Gianni Letta, l'eminenza berlusconiana di sempre, e Valentino Valentini, il parlamentare vicino al Cavaliere di cui ammira la preparazione sulla politica estera (e ovviamente le sei lingue parlate). E Berlusconi cosa pensa di Di Maio? Non ne parla, per ora interpreta i suoi segnali come un'escamotage per ottenere desistenza politica dal suo partito nei confronti di un governo pasticcione e poco concreto.
Nella mente del ministro M5s non sarebbe un'eresia politica replicare prima o poi a Roma la maggioranza «Ursula» M5s-Pd-Forza Italia che in Europa sostiene la commissione von der Leyen. Un'ipotetica compagine europeista senza Salvini, Meloni e soprattutto Conte.
Magari con il primo presidente del Consiglio grillino, già sperimentato dal Pd ed amichevole nei confronti di Forza Italia. Per passare dagli spalti dello stadio San Paolo di Napoli allo studio di Palazzo Chigi, potrebbe tornare comodo avere anche una maglietta azzurra nel guardaroba.
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