Solo 96 ore per ritrovare l'acqua perduta. Poi per i romani comincia l'estate africana

Venerdì piano di emergenza. Come sopravvivere in una Capitale all'asciutto

Solo 96 ore per ritrovare l'acqua perduta. Poi per i romani comincia l'estate africana

È un rubinetto che perde, una goccia che batte il tempo, tac tac tac, e avverte che per i romani sarà un'estate nordafricana, da scirocco. Qui si respira siccità e la risposta del potere assomiglia a una disperata danza della piogia. Inizia il conto alla rovescia. Se non si troverà una soluzione «entro e non oltre» le 24 del 28 luglio, Roma resterà a secco. Lo stop della Regione Lazio ai prelievi dell'acqua dal lago di Bracciano è arrivato venerdì ed Acea, pur ritenendo la decisione «unilaterale» ed «illegittima» si deve adeguare. «La drastica riduzione dell'afflusso di acqua alla rete idrica della Capitale ci costringerà, infatti, a mettere in atto una rigida turnazione nella fornitura che riguarderà circa 1.500.000 romani». Un destino beffardo per una città che, proprio all'acqua, deve le sue origini. Il grande fiume Tevere, il «Pater Tiberinus», traghettò i due gemelli leggendari fino alla riva. Affidandoli alle amorevoli cure di una lupa. Al lato del Palazzo Senatorio, in Piazza del Campidoglio, l'animale di bronzo scruta dal suo basamento i destini dell'Urbe. E gli ultimi rivoli d'acqua che sgorgano dai «nasoni» romani. Solo pochi giorni per cercare di risolvere l'ennesimo cortocircuito istituzionale tra Campidoglio e Regione, altrimenti scatterà il «piano d'emergenza». Allora sì che Roma sarà Africa. Con «Caronte» che soffia il suo vento caldo dal Sahara assieme ai disagi che varranno. Quando l'Urbe verrà divisa in almeno due quadranti, da 1,5 milioni di residenti l'una, e l'oro blu inizierà a diventare una merce sempre più rara. E verrà somministrato «cum grano salis». Ogni 24 ore un romano su due rimarrà senza acqua per ben sedici ore. Case, negozi, uffici, così come caserme e persino ospedali. Non si fanno sconti. Si salveranno parchi e ville, innaffiati dell'acqua fluviale. Ma bisognerà dire addio alle vecchie abitudini ed a quei 245 litri di acqua potabile che, in media, ognuno di noi consuma giornalmente. Così tra i cittadini c'è già chi comincia a studiare il modo per gestire i lunghi periodi di austerity idrica. Alcuni fanno scorta. Altri pensano al riuso. Riciclando, ad esempio, l'acqua della pasta per lavare i piatti sporchi o per innaffiare le piante. Nessun refrigerio, invece, per le carovane di visitatori che affollano le vie della città. Delle 2.800 fontanelle storiche ne resteranno aperte soltanto 85 e procurarsi dell'acqua potabile a costo zero sarà praticamente impossibile. Un vero affare per le centinaia di venditori abusivi che, alla «modica» cifra di 2 euro e senza fare lo scontrino, vendono ai turisti le loro bottigliette ghiacciate da mezzo litro. E chissà se verranno sigillate anche le due bellissime «fontane delle maschere» del parco archeologico di Colle Oppio. D'estate vengono prese d'assalto un po' da tutti. Dai turisti che attraversano il giardino per raggiungere il Colosseo. Dai bambini che giocano a pallone tra le aiuole. Ed anche dai clochard che, troppo spesso, le utilizzano come lavanderie senza gettone. Una delle due fu costruita per ricordare l'imperatore Nerone.

L'uomo a cui venne attribuita la colpa d'aver provocato il più grande incendio di Roma. Sono passati duemila anni da allora ed in città si respira di nuovo un clima rovente. Non resta che aspettare dicembre quando, dicono, tutto tornerà normale e l'inverno toglierà la sete.

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