Nel 2011 si è realizzata la manovra a tenaglia perfetta, tra pressioni internazionali e attacco interno, con l'esito finale delle dimissioni. Ma il meccanismo delle «quinte colonne» pronte a cavalcare gli attacchi esterni all'Italia è una costante quando governa il centrodestra. Il riflesso si è messo in moto anche recentemente contro la Meloni, tifando ancora una volta Francia. È successo quando il premier italiano ha definito «inopportuna» la decisione del presidente francese Macron di invitare Zelensky prima di un vertice europeo. Il riferimento era alla cena dell'8 febbraio a Parigi tra Emmanuel Macron, Olaf Scholz e appunto il leader ucraino. Incontro del quale la premier italiana non era stata messa al corrente. La forza dell'Europa, obbiettò la Meloni, «deve essere l'unità». Ma l'opposizione anche in quell'occasione si è schierata con Parigi, prendendo la palla al balzo per accusare il governo italiano di non essere considerato dalle potenze europee. «Se per anni denigri l'Europa, poi raccogli ciò che hai seminato» twittava il governatore Pd Stefano Bonaccini. «L'Italia è sempre più isolata e ai margini del contesto internazionale» il commento della dem Simona Malpezzi.
Del resto la campagna elettorale del centrosinistra è stata puntata in buona parte sui cataclismi che un governo di destra avrebbe portato in Italia. «Meloni ci porterebbe a un isolamento totale in Europa con conseguenze economiche e sociali disastrose. È come se in Francia vincesse la Le Pen, non si può minimizzare l'impatto» prevedeva l'allora ministro della Cultura Dario Franceschini. Isolamento internazionale, spread alle stelle, crollo della borsa italiana, crisi economica, povertà e disoccupazione. Catastrofi che non si sono verificate, anzi i numeri della crescita economica e occupazionale (soprattutto contratti a tempo indeterminato) sono incoraggianti. E la premier ha girato capitali mondiali intessendo una rete internazionale di primo piano, a cominciare dalla missione negli Usa e dalla nuova «amicizia» con il presidente Biden che ha sorpreso e deluso chi sperava nel contrario. Una minima soddisfazione l'ha data soltanto il premier canadese Justin Trudeau perchè «preoccupato» dalle posizioni del governo italiano sul Lgbt». Uno «schiaffo all'Italia», godeva la stampa di area progressista, per la premier italiana «isolata sui diritti tra i leader del G7» e «strigliata» dal premier canadese.
Sempre sul versante francese, l'opposizione non si è potuta schierare con il ministro dell'Interno francese quando ha definito «incapace» la premier italiana, scatenando un incidente diplomatico. Eppure, con un'acrobazia degna di un trapezista, il responsabile esteri del Pd, l'ex ministro Peppe Provenzano, è comunque riuscito in qualche modo a dare la colpa al governo italiano, perchè - twittava - «l'ennesima crisi diplomatica con la Francia, alimentata dalle scelte del governo, non è nell'interesse nazionale». Il centrodestra ha segnalato il tifo anti-Italia dell'opposizione anche sul Pnrr.
Ma anche osservatori di altro orientamento hanno notato con preoccupazione che, come scrive Linkiesta, «un pezzo della sinistra politica e intellettuale che senza dirlo si augura che il governo Meloni naufraghi sulla attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza».
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