Russificazione a tappe forzate. A partire dal lavaggio del cervello dei più giovani. Saranno gli studenti di Mariupol, la città martire ucraina rasa al suolo dagli invasori al costo stimato di oltre ventimila civili uccisi, a sperimentare per primi l'intenzione di Vladimir Putin di trasformarli contro la loro volontà in cittadini del Paese occupante. Quest'estate non ci saranno vacanze scolastiche: le nuove autorità russe hanno imposto la continuazione del corrente anno scolastico fino al prossimo 1° settembre. L'obiettivo principale come ha detto il sindaco ucraino in esilio Petro Andriyushchenko, denunciando al mondo questo atto di violenza illegale è la deucrainizzazione dei giovani di Mariupol. I quali, nel corso dell'estate, saranno obbligati a imparare la lingua russa e a utilizzarla per studiare letteratura, storia e matematica secondo i programmi scolastici in uso in Russia.
Gli occupanti, ha reso noto Andriyushchenko, intendono aprire nove nuove scuole, ma finora sono riusciti a trovare in tutta Mariupol (che prima dell'invasione russa contava circa 430mila abitanti) solo 53 insegnanti disposti a lavorare per loro: questo è un buon esempio, ha detto il sindaco in esilio, di come funzionerà l'istruzione sotto l'occupazione.
Non è questo l'unico sistema scelto dal Cremlino per imporre la propria propaganda. In perfetto stile orwelliano, nelle principali strade di Mariupol e nei punti strategici dove si va per attingere acqua sono stati installati dodici grandi schermi tv da 75 pollici per trasmettere quelle che Andriyushchenko ha definito «le sciocchezze della propaganda ostile sul miglioramento della vita in città». Non è tutto. Come già accade nei distretti di Donetsk recentemente occupati dai russi, il ministero russo delle Emergenze sta facendo circolare anche a Mariupol dei camion per diffondere nelle strade cittadine tre programmi di propaganda mobile. Questi mezzi hanno una fiancata utilizzata come schermo televisivo, sintonizzata sulle due reti russe Rossiya 24 e Perviy Kanal, sui canali d'informazione delle «repubbliche» filorusse di Donetsk e di Lugansk, ma anche su canali di film per bambini e cartoni animati. Va ricordato che nelle scuole per l'infanzia russe vengono mostrati fin da prima dell'invasione cartoni animati «patriottici» che dipingono i bambini ucraini come traviati dai falsi amici americani ed europei e indotti a maltrattare i loro amichetti russi, i quali giustamente imparano a usare la forza per riportarli sulla retta via: chiara metafora della guerra di assimilazione cui assistiamo da tre mesi in Ucraina.
Putin sta praticando altri due metodi di russificazione dei territori occupati in Ucraina: la deportazione in Russia di migliaia di minorenni e la concessione di passaporti russi ai residenti. Delle deportazioni si accumulano da settimane denunce su denunce, senza che questo purtroppo smuova particolare indignazione nel resto del mondo: si leggono semmai pensose analisi sul fatto che c'è una logica in questi veri e propri sequestri di massa, vista la carenza di giovani in una Russia da decenni in calo demografico inarrestabile. Se dunque scarseggiano i russi veri, ce ne si procura di finti russificando gli ucraini. Quanto alla «passaportizzazione», già realizzata a Donetsk e Lugansk, essa sembra ora riguardare il sud dell'Ucraina occupato, e segnatamente la provincia di Kherson. È questa la città portuale sulla foce del fiume Dniepr che i russi hanno conquistato già a marzo, e che fu teatro di proteste di massa contro l'occupazione, con tanto di bandiere ucraine, disperse a raffiche di mitra. Mosca ha dovuto rinunciare a tenere a Kherson un referendum sull'annessione «volontaria» alla Russia per evidente mancanza di sostegno popolare. Ora prova con i passaporti a realizzare un'annessione di fatto.
Ue e Stati Uniti denunciano insieme a Kiev l'illegalità dell'operazione e il loro rifiuto di riconoscerne in futuro la validità. Si vedrà: oggi la Crimea russizzata illegalmente nel 2014 è una realtà quasi accettata in Occidente.
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