«È bello e toccante». «No, colpevolizza tutti». Lo spot della «pesca» sta spaccando il Paese. Sui social non si parla d'altro, in ufficio si dibatte, nei capannelli dei genitori all'uscita di scuola è l'argomento del giorno.
Qualcuno cavalca l'onda emotiva che impazza da quando (martedì mattina) Esselunga ha lasciato questa mini-storia da un minuto, subito diventata «trend topic». E alla fine anche la politica si sente in dovere di dire la sua. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni interviene in tarda mattinata: «Leggo che questo spot avrebbe generato diverse polemiche e contestazioni - twitta - Io lo trovo molto bello e toccante». Pure il suo vice, Matteo Salvini, è entusiasta: «Trasformare uno spot in uno splendido messaggio di Amore e Famiglia - dichiara - merita solo sorrisi». A sinistra, in effetti non la prendono bene. Qualcuno giura che è retrogrado e pericoloso, altri danno i numeri, Carlo Calenda «calendeggia» («siamo un branco di decerebrati e meritiamo l'estinzione») ed Elly Schlein come di consueto non sa che pesci prendere e non dice nulla: «Non vorrei deludere nessuno ma non ho ancora visto gli spot di cui si sta parlando».
In realtà sono in pochi a non aver visto lo spot prodotto dallo storico marchio milanese della grande distribuzione. Protagonista Emma, la figlia triste di due genitori separati che al supermercato con la mamma prende una pesca per il papà, e poi gliela porta facendola passare per un regalo: «Te la manda la mamma» dice, sperando in una riconciliazione dei due.
Lo spot spacca, nel senso che divide. Da una parte i «pro-pesca», affezionato a un'idea tradizionale della famiglia, e dall'altra gli «anti-pesca», che parlano di colpevolizzazione e farneticano di un attacco ai diritti. Spacca, la clip, anche nel senso che funziona: è un piccolo film ben riuscito, delicato («retorico», per gli anti) - e coglie qualcosa di autentico. Sono passati decenni dai caroselli che profilavano un'idea idilliaca della famiglia, come quella proverbiale «del Mulino bianco». Poi ha iniziato a passare l'idea di modelli diversi e «alternativi», comunque positivi. Questo spot, invece, dopo aver conquistato la ribalta della cronaca potrebbe passare alla storia perché sdogana la verità: la separazione (il divorzio, principe fra i diritti civili) è dolorosa. Lo è di certo per la piccola protagonista, ritratta nel suo tentativo di rimettere insieme i genitori, a loro volta addolorati ma civili. Un tentativo semplicistico certo, infantile: è una bambina. E i bambini - spiega Antonella Costantino, past president di Sinpia, Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza - «in qualunque situazione hanno dei loro pensieri e delle loro ipotesi. Alcuni vogliono rimettere insieme i genitori, altri invece sono contenti che si siano separati perché litigavano». Per Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione per l'Infanzia e l'adolescenza, lo spot accende un faro «sul disagio psicologico di bambini e adolescenti». «Andrebbero evitate interpretazioni monodirezionali», aggiunge Costantino.
«Mi sembra davvero sbagliato mettere in mezzo la sofferenza dei bambini su temi delicati per scopi commerciali» attacca Pierluigi Bersani (Pd). Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana la butta sull'inflazione: «Meloni commenta lo spot di una nota catena di supermercati ma non dice nemmeno una parola sul carrello della spesa di milioni italiani, separati e non. Per loro anche una pesca rischia di diventare un lusso - esagera - L'Italia attende risposte».
Nel frattempo, se voleva far parlare, il colpo di marketing è perfettamente riuscito.
Sul piano del costume si vedrà, ma stavolta non c'è aria né di retromarce né di scuse. «Urge uno spot della Coop con una famiglia non etero con figli felici della separazione» ironizza qualcuno mettendo nel mirino i fautori del politically correct. Una pesca li seppellirà.
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