Dieci colpi di pistola. Uno, quello fatale, alla testa. È morto dopo una notte di agonia Antonio Ciurciumel, 24 anni romeno, ucciso da una guardia giurata, Antonio Micarelli, 56 anni, durante una rapina con sequestro di persona nell'appartamento di una donna sulla via Cassia. L'uomo, adesso, è indagato per omicidio volontario senza l'attenuante della legittima difesa. Mentre i carabinieri cercano di ricostruire la drammatica vicenda, è caccia ai complici della vittima, una banda formata da cinque persone che sono riuscite a fuggire non prima di aver affrontato a colpi di spranga il vigilante. Risaliti nell'auto in cui li attendeva un quinto uomo, i malviventi hanno anche cercato di investire Micarelli prima di scomparire fra le stradine del quartiere di Roma Nord. L'auto, rubata, è stata abbandonata a poca distanza. Elemento che fa pensare a professionisti del crimine con almeno un altro mezzo «pulito» da utilizzare per la fuga. Accorsi sul posto i sanitari del 118, il giovane ladro è stato trasportato all'ospedale San Filippo Neri dove i medici hanno tentato l'impossibile, con un intervento, per salvargli la vita. «Le sue condizioni erano drammatiche - spiegano i medici della terapia intensiva - il proiettile gli ha perforato il cranio provocando una vasta emorragia cerebrale». Sono le 19 di giovedì. Micarelli, che lavora come scorta al Ferrari Group, specializzato in spedizioni internazionali di oro e preziosi, rientra a casa, al 1004/7 della via Cassia, zona Tomba di Nerone. È in cortile, sente dei rumori provenienti dal primo piano di una palazzina vicino la sua. Sembrano quelli di una sega circolare o di un martello pneumatico. La banda sta cercando, difatti, di smurare una cassaforte da una parete. La donna in casa, una 63enne, è legata e imbavagliata. Un vicino si allarma, i ladri pure. I malviventi, a quel punto, escono in fretta e in furia dall'appartamento. Due corrono giù per le scale, altri due si lanciano dal balcone. Fra questi Ciurciumel. Micarelli esplode un primo colpo in aria. Loro, per tutta risposta, cercano di raggiungere il «palo» alla guida dell'auto. Ciurciumel non perde tempo e si arrampica sulla cancellata che delimita il complesso. Micarelli spara ancora. «Abbiamo sentito almeno quattro o cinque colpi - raccontano i residenti - credevamo fossero petardi accesi dai ragazzini. Adesso abbiamo paura». Il 24enne è a terra, perde sangue dalla nuca, non si muove. Una donna cerca di rianimarlo, Micarelli è impietrito. Accorrono i carabinieri della stazione Tomba di Nerone seguiti dai colleghi del comando provinciale per i rilievi e le indagini di rito. La pistola, una semiautomatica calibro 9, viene sequestrata, i bossoli repertati assieme alle riprese del sistema di videosorveglianza del residence. Micarelli viene interrogato per tutta la notte assieme ad alcuni testimoni. Il suo racconto è lineare anche se restano alcuni dubbi da chiarire.
Perché sparare tutti quei colpi contro delle persone in fuga e, per giunta, disarmate? Il pm della Procura di Roma, Giuseppe Cascini, avrebbe già disposto l'esame autoptico per chiarire l'esatta dinamica dell'omicidio, ovvero se il colpo è effettivamente entrato nel cranio dalla nuca. Ipotesi che inchioderebbe Micarelli alle sue responsabilità. Ovvero aver colpito il ladro di spalle. Micarelli, però, ripete: «Ho sparato per difendermi».
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