Spari nella zona occupata dai gruppi antirazzisti. A Seattle muore un 16enne

I colpi partiti da un Suv. In terapia intensiva un ragazzino di 14 anni. Scontri anche a Brooklyn

Spari nella zona occupata dai gruppi antirazzisti. A Seattle muore un 16enne

Ancora violenza nella «Chop zone» di Seattle, l'area vicino al Congresso occupata dai gruppi che protestano per la morte dell'afroamericano George Floyd. Nel corso della quarta sparatoria in dieci giorni in quella che era all'inizio una zona presidiata da manifestanti pacifici, ma si è poi trasformata in una terra di nessuno, sono stati colpiti due adolescenti, uno dei quali è rimasto ucciso e l'altro è ricoverato in terapia intensiva.

La vittima, un ragazzo di 16 anni, è stato portato all'Harborview Medical Center, dove è deceduto, mentre l'altro, di 14 anni, è tutt'ora in condizioni critiche. La polizia di Seattle sta indagando su quanto accaduto nella notte: secondo una prima ricostruzione, verso le tre del mattino una Jeep Bianca si sarebbe avvicinata alle barriere di cemento che delimitano la zona quando improvvisamente alcune persone hanno aperto il fuoco contro il Suv.

I due teenager che probabilmente erano dentro l'auto, hanno spiegato gli investigatori, sono stati colpiti dai proiettili. La città ha affermato di voler tornare alla normalità nella zona occupata e di voler riaprire la stazione di polizia dell'East Precinct, che è stata abbandonata. Alcune squadre sono arrivate con mezzi pesanti venerdì scorso per iniziare ad abbattere le barriere create dai manifestanti dopo l'uccisione di Floyd, ma le operazioni sono poi state bloccate per evitare scontri.

Il sindaco Jenny Durkan è stata criticata da destra e da sinistra per come ha gestito le proteste, e in particolare la «Chop zone»: almeno tre dei nove membri del Consiglio comunale hanno chiesto le sue dimissioni, e contro di lei (e il governatore Jay Inslee) è stata intentata almeno una causa in cui si afferma che consentire l'occupazione ha messo in pericolo le persone che vivono nell'area.

Nel frattempo, è stato diffuso sui social un video in cui si vede una macchina della polizia che investe una folla di manifestanti a Detroit. L'episodio risale alla sera del 28 giugno: secondo quanto riferito dal Dipartimento di polizia, alcuni manifestanti hanno accerchiato il veicolo e sono saltati sul tetto e sul cofano. L'agente ha tentato di uscire, poi ha accelerato facendo finire a terra alcuni di loro, ma non è chiaro se ci siano stati o meno dei feriti.

A New York, invece, dopo i fatti di Minneapolis, il sindaco democratico Bill de Blasio ha ceduto alle richieste dei manifestanti proponendo tagli per quasi un miliardo di dollari al bilancio della polizia.

«Il mio ufficio ha presentato al Consiglio comunale un piano che consentirebbe di ottenere un miliardo di risparmi dal Nypd spostando le risorse verso i giovani e le comunità, in modo da aiutare a risolvere molte delle questioni che sono la causa di così tanti problemi nella nostra società», ha detto. «Dobbiamo concentrarci su salute, sicurezza, cibo, rifugi», c'è «un'opportunità senza precedenti di cambiare alcune cose».

Intanto, davanti a City Hall, ci sono stati scontri tra i dimostranti e la polizia.

Un uomo di Brooklyn è stato arrestato per aver vandalizzato una statua con della vernice, e l'episodio ha scatenato la rabbia dei manifestanti, tenuti a bada dagli agenti in tenuta anti-sommossa.

Il commissario della polizia, Dermot Shea, ha detto che ci sono stati anche «tentativi di danneggiare alcune telecamere» utilizzate dal Dipartimento.

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