Nientemeno che al «Master della scuola di giornalismo» dell'università di Torino, Armando Spataro, procuratore capo della città subalpina, ha tirato le orecchie ai giornalisti. Che fra le altre cose non dovrebbero parlare «di cosiddetto terrorismo islamico e sottolineo cosiddetto (...)
(...) perché l'islamismo non ha niente a che fare con la violenza, perché la religione islamica non prevede bombe e sgozzamenti». Ma va? Il Corano, che della religione islamica è il testo sacro e codice, di bombe no perché nei primi anni dell'Egira erano di là da venire, ma di violenza assassina, di spade, pugnali, veleni, nodi scorsoi e sgozzamenti ridonda. Sono almeno una quarantina i versetti che incitano alla violenza come precetto, come dovere e sottolineo, ora tocca a me, dovere del credente. Uno a caso, a proposito di terrorismo che sarebbe estraneo all'islam: «Instillerò il terrore nel cuore dei non credenti. Colpite sopra il loro collo». Che un magistrato discorra dell'islam senza conoscerne nemmeno i fondamentali, passi.
Ma della sua disinformazione (pari a quella del direttore del Master, il giornalista Peppino Oroleva che non mosse ciglio all'abbaglio di Spataro) almeno non ne faccia materia di lezione. E comunque, se come si è tenuto a dire al Master, il giornalismo ha da essere «ricerca della verità», il buon esempio non guasterebbe.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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