La spinta di Berlino. "Altre dosi Pfizer". Briciole per l'Italia: solo 700mila fiale

L'Ue: accordo con l'azienda tedesco-americana per anticipare 10 milioni di vaccini. Da noi ne arriveranno 1,35 milioni contro i 40 di Oxford. Così la Germania delegittima il siero "rivale"

La spinta di Berlino. "Altre dosi Pfizer". Briciole per l'Italia: solo 700mila fiale

A guardarla con cinica malizia sembrerebbe quasi una mossa studiata a tavolino. Dopo aver contribuito con le proprie incertezze a far delegittimare Astra Zeneca la Commissione europea cerca di blandirci con qualche dose di Pfizer. All'indomani del blocco di AstraZeneca, reso inevitabile da un alt di Berlino che ha costretto Italia, Francia, Spagna e resto d'Europa a seguirne l'esempio la Commissione europea propone come alternativa il vaccino prodotto in Germania. Come spiegato ieri dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen la Pfizer-Biontech anticiperà a giugno la distribuzione di 10 milioni di dosi la cui fornitura all'Europa era prevista per la seconda metà del 2021. «Questi 10 milioni di dosi anticipate spiega la von der Leyen porteranno il totale delle dosi nel secondo trimestre sopra i 200 milioni Questo darà agli Stati membri margine di manovra e consentirà di colmare le mancanze nelle consegne».

Ma il coniglio tirato fuori dal cilindro dalla von der Leyen ben difficilmente rasserenerà un'opinione pubblica europea sempre più smarrita, sfiduciata e dubbiosa sulle prospettive della campagna vaccinale. Anche perché le 10 milioni di dosi Pfizer non compenseranno la Caporetto subita dal fronte vaccinale con lo stop di AstraZeneca. I conti sono presto fatti. Le 10 milioni di dosi suppletive diventeranno, una volta distribuite nei 27 Paesi europei, un'irrilevante inezia. In Italia non garantiranno, da sole, più di un 1,35 milioni di somministrazioni. Come dire 700mila vaccinazioni. Il tutto mentre la campagna montata intorno al prodotto di Oxford alimenta una crescente diffidenza. Una campagna iniziata in Germania a fine gennaio quando sui giornali comparvero gli articoli che mettevano in dubbio l'efficacia di AstraZeneca sulla popolazione oltre i 65 anni. La notizia era sostanzialmente inesatta. Quel che mancava erano, in verità, degli esperimenti specifici su campioni di quell'età. Quindi tuttalpiù mancava la certezza dell'efficacia. Ma da lì partì il gioco al massacro. Un gioco trasformatosi in psicosi non appena si sono diffuse le notizie delle prime morti.

Ma a trasformare l'allarme in panico istituzionalizzato ha contribuito ancora una volta la Germania. Assumendosi la responsabilità di bloccare la somministrazione di AstraZeneca Berlino ha sostanzialmente innescato un'inevitabile reazione a catena costringendo Italia, Francia e Spagna a fare lo stesso. Un blocco che l'Inghilterra si è ben guardata dal proclamare. Anche perché le 270 vittime nelle ore successive al vaccino non sono state ritenute collegate alla somministrazione. Ma a render ancor più grave la responsabilità della Germania contribuisce il suo coinvolgimento nella progettazione e nella produzione di un vaccino concorrente come Pfizer-BiONtech. Quel coinvolgimento aveva già dato adito a voci e sospetti a fine dicembre quando la big pharma garantì a Berlino 30 milioni di dosi suppletive rispetto ai 55,8 milioni assegnate dall'Ue. Così oggi qualcuno potrebbe persino sospettare che la campagna tedesca anti-AstraZeneca dipenda più da interessi industriali e commerciali che non da preoccupazioni medico scientifiche. E a render ancor più grave l'atteggiamento tedesco s'aggiungono le sue conseguenze. Il blocco deciso da Berlino senza aspettare il verdetto dell'Ema atteso per oggi, finisce con il minare non solo la credibilità di AstraZeneca , ma quella di tutti i vaccini.

Dopo quanto successo qualsiasi cittadino europeo, già diffidente o impaurito, avrà difficoltà a fidarsi di qualsiasi altro prodotto. E a restituirgli fiducia non basteranno le 10 milioni di dosi, marchiate Pfizer, ottenute grazie all'intercessione della tedesca Ursula von der Leyen.

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