Sarà l'Italia la porta di ingresso per l'arrivo dello Sputnik in tutta Europa? Entro la prossima settimana, assicura il direttore sanitario dell'Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, si scioglieranno tutti i nodi burocratici e si firmerà il memorandum per l' avvio della collaborazione tra l'istituto scientifico romano e il Gamaleya di Mosca, dove è stato messo a punto l'antidoto russo. A ratificare l'accordo l' assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato «Noi riceviamo ogni giorno centinaia di richieste per il vaccino Sputnik: si è già perso troppo tempo prezioso in attività burocratiche», avverte D'Amato. Il protocollo di sperimentazione, spiega Vaia, prevede uno scambio di ricercatori, di materiale biologico e di studi clinici. L'ipotesi quella di verificare l'efficacia di Sputnik V sulle varianti con una sperimentazione su 90 volontari che nella prima fase hanno già ricevuto il vaccino Reithera. Partenza prevista nel mese di aprile.
L'unico studio pubblicato su Lancet conferma che lo Sputnik V è un vaccino promettente. Sicurezza ed efficacia oltre il 90 per cento. E Vladimir Primak, direttore del Rdif, il fondo sovrano russo, ne elenca le vantaggiose caratteristiche. Stabile ad una temperatura facilmente gestibile, tra i due e gli otto gradi. Economico: una fiala costa meno di dieci dollari. E dopo lo Sputnik V è in arrivo anche lo Sputnik light monodose, quindi ancor più conveniente: potrebbe essere pronto a fine giugno. E ieri anche il presidente Vladimir Putin con un tweet sul profilo pubblico del vaccino ha reso noto di essersi vaccinato.
Allora quali sono le ragioni che rallentano l'arrivo del vaccino russo in Europa? In estrema sintesi Bruxelles ritiene che ci sia ancora troppa poca trasparenza sui dati. Gli ispettori dell'Ema, l'Agenzia europea per i farmaci, visiteranno i siti di produzione del vaccino in Russia intorno al 10 aprile. Al momento dicono gli esperti Ue, gli studi disponibili non sono sufficienti per il via libera.
Ad adombrare che ci siano ragioni esclusivamente politiche a frenare l'approvazione di Sputnik in Europa in modo abbastanza esplicito è l'ambasciatore della Federazione Russa in Italia e plenipotenziario per San Marino, Sergej Razov, che ha preso parte ieri al convegno in videoconferenza sul vaccino russo organizzato dal Forum di dialogo russo-italiano alla presenza dei copresidenti Ernesto Ferlenghi e Vladimir Dmitriev, dell' ambasciatore d'Italia a Mosca, Pasquale Terracciano, della ricercatrice del Centro Gamaleja Daria Egorova, del primario del Sacco di Milano, Massimo Galli, del capo per gli Sviluppi clinici del Rdif, Arsen Kubataev oltre al professor Vaia e D'Amato.
«Confidiamo in una rapida conclusione delle valutazioni dell'Ema su Sputnik senza politicizzazioni e senza eccessiva burocrazia -dice l'ambasciatore russo- Siamo pronti alla produzione in Italia senza creare elemento di dissonanza tra le autorità nazionali e quelle regionali». E Primak ribadisce che «L'Italia per la Russia è una priorità, nell'ottica delle relazioni con la Ue: è il paese con cui abbiamo un dialogo più attivo», ricordando che Sputnik è già somministrato in 56 paesi. Non ci sono però dati precisi sul numero di persone vaccinate: «milioni» la risposta di Primak.
Il professor Galli, disponibile a partecipare alla sperimentazione con lo
Spallanzani, conferma un giudizio positivo sull'antidoto russo perché utilizza un doppio vettore adenovirale per le due dosi che «permette di utilizzare un secondo vettore per il quale è improbabile che preesistano anticorpi».
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