I migranti, Casarini e quella sponda della Diocesi per incassare 125mila euro

L'ex no global nel 2020 trasborda dalla danese Maersk Etienne 27 migranti dietro compenso. E il bonifico passa dalla Chiesa

I migranti, Casarini e quella sponda della Diocesi per incassare 125mila euro
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Nessuno del direttivo della ong Mediterranea avrebbe dovuto sapere che per la missione con cui la Mare Jonio nel settembre 2020 ha trasbordato 27 migranti dalla nave danese Maersk Etienne - in vana attesa di un porto sicuro da Malta - sarebbe arrivata una remunerazione economica da parte degli armatori danesi. Almeno così chiedeva Luca Casarini, come si legge nelle carte dell'inchiesta della Procura di Ragusa che lo indaga con altre cinque persone per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

L'accordo economico che, secondo l'accusa, si sarebbe celato dietro il nobile intento di quella che ai giornali era stata annunciata come un'operazione umanitaria per salvare i migranti in condizioni di salute precarie dopo 38 giorni sulla Maersk Etienne. I finanzieri annotano che il bonifico da 125mila euro - pilastro dell'accusa - è stato accreditato due mesi dopo dai danesi alla Idra Social Shipping, armatrice della Mare Jonio. Per gli investigatori, Casarini e Giuseppe Caccia, capo missione della nave, avrebbero sperato in circa 270mila euro. Prospettiva che faceva dire a Casarini: «Abbiamo fatto il botto almeno da quel punto di vista là». I soldi sarebbero stati ossigeno per affrontare una situazione finanziaria da 70mila euro di debiti: ecco le parole di Casarini ad Alessandro Metz, presidente della Idra: «Domani a quest'ora potremmo essere con lo champagne in mano a festeggiare, se domani dicono ok abbiamo svoltato e possiamo pagare stipendi e debiti».

Passano i giorni ma la trattativa si complica per motivi burocratici relativi alla forma di pagamento, e si rende così necessario un viaggio di Caccia a Copenaghen. Che sui social viene promosso così: «Ci siamo incontrati con una delle più importanti organizzazioni di Armatori in Europa: un primo passo per lavorare insieme per il rispetto del diritto internazionale in mare».

Il problema sembra essere, spiega Caccia intercettato, il fatto che i danesi «non vogliono donare a una ong», quindi sarebbe stato necessario «passare da due società armatrici». Caccia però, scrivono i finanzieri, racconta a Casarini che «avrebbe detto ai danesi pure di avere altre strade». Per esempio attraverso una «donazione ad una Diocesi della Chiesa italiana». Cioè, i soldi dai danesi a una diocesi e poi da lì «si sarebbero arrangiati». Casarini ammonisce Caccia affinché tenga il segreto e «non dica ad alcuno della pecunia danese, inclusi direttivo e assemblea della ong». E Caccia, scrivono gli investigatori, «mostrando di aver compreso al volo, conforta l'amico rivelandogli che la cosa sarà risolta facendola passare alla stregua di una mera fattura per attività di navigazione della Idra e dei partner privati». Lo rassicura così: «È una fattura dei pompini fatti a Copenaghen». I finanzieri annotano che a ottobre 2020 «conversazioni che confermano lo stato di trepidante attesa per le notizie dalla Danimarca». Il bonifico finalmente arriva: «I soldi dei danesi accreditati stamattina... Stiamo pagando tutti i debiti!...», dice Caccia a Casarini, «al quale, prontamente, preannuncia l'attribuzione di una confortante gratifica natalizia».

Secondo i legali degli indagati non ci sarebbero prove di un accordo economico precedente al recupero dei migranti e la società danese fa sapere di aver versato il contributo per coprire i costi della missione.

Per i finanzieri invece ci sarebbero elementi importanti, come i ripetuti contatti, 3 giorni prima dell'operazione della Mare Jonio, tra Caccia e un'utenza del sindacato degli armatori danesi. Ma in quel momento i telefoni non sono ancora intercettati.

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